Diritti umani nel mondo, all'Arcadia il rapporto di Amnesty International

Lunedì prossimo alle 19 alla libreria "Arcadia" di via Fontana il presidente di Amnesty International Antonio Marchesi, docente di Diritto internazionale all’Università di Teramo, illustrerà il rapporto di Amnesty International sui diritti umani nel mondo. 

Il rapporto documenta la situazione dei diritti umani in 159 Paesi e territori; il rapporto di Amnesty è una lettura fondamentale per gli attivisti e per tutti gli interessati ai diritti umani, "ora che il mondo - spiegano gli organizzatori dell'evento - sta raccogliendo i terribili frutti della retorica intrisa d’odio che minaccia di normalizzare massicce discriminazioni ai danni dei gruppi più marginalizzati".

Amnesty International è un’organizzazione non governativa indipendente fondata nel 1961 che si batte da sempre perché ad ogni persona vengano riconosciuti i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

"Il rapporto presentato in prima nazionale a febbraio e per la prima volta in Trentino - sottolinea lo staff dell'Arcadia - in questa circostanza mette in risalto come se i governi non affronteranno e risolveranno le cause di fondo della povertà e della disuguaglianza, si rischieranno rivolte ancora più ampie di quelle attualmente in corso in varie parti del mondo. Persone di ogni parte del mondo sono costrette a vivere un’esistenza intollerabile perché sono private dell’accesso a un livello adeguato di cibo, acqua potabile, cure mediche e luoghi di protezione. Se si negano questi diritti, si alimenta una disperazione senza fine. Dal Venezuela all’Iran, stiamo assistendo a un’impressionante diffusione di malcontento sociale. Invece di cercare di zittire le persone che osano prendere la parola, i governi dovrebbero ascoltare le loro ragioni e attenuare le limitazioni agli organi d’informazione, alla società civile e ad altri organismi di controllo dei poteri. Sotto i nostri occhi si fa la storia: numeri sempre maggiori di persone si attivano per chiedere giustizia. Se i leader non riconosceranno i motivi che spingono le loro popolazioni a protestare, sarà la loro rovina. Le persone hanno reso abbondantemente chiaro che vogliono i diritti umani: sta ai governi mostrare di saperle ascoltare”.

 

 

 

 

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