Basta volanti della polizia di notte Turni cancellati, manca il personale

I cittadini chiedono a gran voce più sicurezza, più pattuglie in giro per la città, soprattutto di notte perché la percezione del pericolo è forte. E se le statistiche mantengono ancora Rovereto dentro il cerchio delle aree urbane sicure, dove il crimine è ben al di sotto della cosiddetta soglia fisiologica, la gente la pensa diversamente. Tanto da invocare, da anni in verità, maggiori controlli nei punti delicati dell’urbe e ronde notturne delle forze dell’ordine per scongiurare aggressioni, scippi, furti in appartamento e nei negozi, rapine e microcriminalità in genere.


La fotografia del capoluogo lagarino, d’altro canto, è questa e pure la politica, nel tempo, si è spesa in prima persona promettendo se non proprio la militarizzazione del centro abitato quantomeno pattugliamenti diffusi e puntuali. Proprio per prevenire reati, piccoli o grandi poco importa, e tranquillizzare la popolazione che spera sempre di poter dormire il sonno del giusto. La realtà, però, è ben diversa e si scontra con la cronica assenza di personale e con lo Stato che in pubblico annuncia poliziotti ovunque e in privato stringe i cordoni della borsa. Risultato: impossibile fare le nozze con i fichi secchi.


Dopo mesi di servizi di controllo del territorio organizzati, diciamo così, con creatività (la coperta è corta da un po’), la scorsa settimana è arrivata la formalizzazione del disimpegno delle «pantere» delle forze dell’ordine. Il questore Massimo D’Ambrosio ha infatti trasmesso una circolare ai commissariati di Rovereto e di Riva del Garda in cui ha mettesso nero su bianco l’addio alla ronda di notte. Per carenza di personale, ha scritto il questore di Trento, si allunga il turno serale di un’ora e si cancella quello notturno. Tradotto significa che le volanti della polizia di Stato circoleranno per vie e piazze fino all’una (e non più fino a mezzanotte) e dopo tutti a dormire confidando che lo stesso facciano i malintenzionati.


Rovereto, insomma, nonostante i suoi 40 mila residenti (ma pure Arco e Riva), non è considerata una città a rischio e come tale è inutile far girare mezzi e uomini nelle tenebre.
«Non usciamo più di notte perché non ci sono uomini, - conferma il questore Massimo d’Ambrosio - Purtroppo non dipende da me anche se cercheremo una soluzione».
La questura, ovviamente, non c’entra nulla con questa drastica riduzione di volanti attive visto che le risorse per presidiare il territorio arrivano da Roma. Che in questo periodo se la passa male tanto da dover tagliare servizi invocati a gran voce dalle categorie economiche e dagli stessi residenti. Se a questo si aggiunge che pure la polizia locale, leggasi vigili urbani, è sotto organico va da sé che quando i roveretani se ne vanno a nanna restano solo i carabinieri a vigilare sulla tranquillità del sonno popolare.


La soluzione «mannaia», chiaramente, farà discutere molto. Specie se si considera che per tagliare una quarantina di alberi in viale Trento il Comune una decina di giorni fa ha convocato la celere di Padova e il battaglione carabinieri di Laives. Un centinaio di agenti in tenuta antisommossa che hanno presidiato la strada durante un cantiere stradale. E in molti, non a caso, la domenica delle motoseghe hanno storto il naso contestando lo spiegamento di forze per abbattere ippocastani anziché pattugliare la città di notte. Ma questa è la spending review che colpisce la pubblica amministrazione. Anche a costo di far arrabbiare i cittadini ai quali è chiesta la collaborazione. In assenza di pattuglie, infatti, si conta sull’occhio vigile della gente e sulla volontà nel chiamare il 112 alla bisogna.

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