Uno psicologo per i vigili armati

Quando è stato istituito il servizio armato per i vigili urbani è scoppiato il finimondo. Erano altri anni ma la città si spaccò in due e con essa il consiglio comunale. Perché dotare di pistola il personale municipale addetto al controllo e alla sicurezza sembrava, nell’urbe della pace, un sostegno alla violenza.

Quando è stato istituito il servizio armato per i vigili urbani è scoppiato il finimondo. Erano altri anni ma la città si spaccò in due e con essa il consiglio comunale. Perché dotare di pistola il personale municipale addetto al controllo e alla sicurezza sembrava, nell’urbe della pace, un sostegno alla violenza. Il dibattito, ovviamente, andò per le lunghe ma alla fine la legge ebbe la meglio. Specie perché si invocava il servizio notturno per scoraggiare e prevenire i fenomeni di microcriminalità e per lo Stato la pattuglia che opera con le tenebre deve essere armata. 
 
Attualmente sono 12 gli agenti della polizia locale con fondina e Beretta. Ma per loro, oltre ai test fisici, si prospetta un passaggio ogni anno dallo psicologo come stabilito dal Comune per ragioni di sicurezza sul posto di lavoro. E questo oltre le indicazioni della normativa italiana che prevede, espressamente per la polizia municipale, che i vigili armati devono superare ogni anno almeno un corso di lezioni regolamentari di tiro a segno. Però non esiste alcuna previsione sulla verifica del possesso dei requisiti di salute fisica e mentale al fine di prevenire infortuni dovuti a deficit dell’equilibrio comportamentale e psichico. 
 
L’unica regola in vigore è la circolare del 9 maggio 2003 del Ministero dell’interno che evidenzia per la Questura la necessità di assicurare sempre, al momento del rilascio di qualsiasi licenza di porto d’armi, la scrupolosa verifica dei requisiti personali dei richiedenti e specificamente di quelli psico-fisici, attestati dalla apposita certificazione medica. In pratica, per gli appartenenti alle polizie locali le amministrazioni comunali che intendono armare i propri agenti devono accertare in via preventiva i requisiti psico-fisici degli stessi, sia all’atto dell’assegnazione dell’arma che in occasione di ogni rinnovo. In sostanza il vigile urbano è equiparato al privato cittadino che chiede al questore licenza di porto d’arma e che presenta in proprio il certificato medico. 
 
A palazzo Pretorio, però, si sono interrogati a lungo e alla fine hanno ritenuto di agire da buon datore di lavoro affidandosi ad una valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la loro attività, finalizzati ad individuare le adeguate misure di prevenzione e protezione. Per questo la giunta, in accordo e in stretta collaborazione con il comando della polizia locale, ha ritenuto opportuno, data la delicatezza e la potenziale pericolosità nel possedere un’arma da fuoco, fare una valutazione dell’idoneità alla dotazione di armi da fuoco. 
 
«In un’ottica prevenzionistica, - spiegano in Comune - appare quindi necessario, oltre alla regolare implementazione di tutte le procedure inerenti la dotazione dell’arma (detenzione, addestramento al poligono, formazione), verificare specificatamente sia l’idoneità fisica, sia quella psicologica». Le visite mediche e i test psicoattitudinali saranno affidate alla società Progetto Salute con colloqui personalizzati. 

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