La prof ha paura di possibili ritorsioni Alberghiero: saltano i giudizi in pagella

di Barbara Goio

Sembra poca cosa, eppure quello che ha fatto l’Istituto di formazione professionale alberghiero di Rovereto e Levico per tutelare la sicurezza di una docente la dice lunga sul rapporto ormai critico tra scuola e società, una situazione in cui sempre più spesso in giro per l’Italia si registrano fatti di cronaca che hanno quasi dell’incredibile, con docenti picchiati dai genitori insoddisfatti per le valutazioni fatte a scuola.
«Si è rotto il patto educativo tra scuola e famiglia» ammette il dirigente dell’alberghiero Federico Samaden, spiegando quello che è successo l’anno scorso, in chiusura di anno scolastico, e le cui ripercussioni si fanno sentire adesso.

«È capitato dunque  - precisa Samaden - che nel caso di un corso per adulti, una professoressa non fosse convinta dell’integrazione in pagella di alcune considerazioni fatte in sede di consiglio di classe, che riportavano con maggiore dettaglio le posizioni di ciascun docente. Addirittura, la professoressa si era sentita in pericolo e aveva così deciso di contattare un legale che ha contestato il nostro operato. Fermo restando che è parte del ruolo educativo prendersi le proprie responsabilità in tema di valutazione, come scuola ci siamo prima di tutto premurati di verificare se vi fosse stata qualche irregolarità e l’ufficio legale del Dipartimento della conoscenza della Provincia ci ha invece confermato che avevamo seguito correttamente tutte le procedure».

Riprende il dirigente: «Quest’anno il legale mi ha nuovamente contattato diffidando la scuola dall’inserire queste valutazioni. A questo punto, anche se non eravamo tenuti a farlo, ho comunque agito nel nome del buonsenso, ho preso atto del timore della dipendente ed ho deciso di tutelarne la salute psicofisica dando disposizione di inserire nelle pagelle solamente i voti ed il giudizio finale, rinunciando ad altre informazioni più dettagliate, che comunque sarebbero state utili agli studenti per comprendere il processo educativo e valutativo. Quest’ultimo è infatti il prodotto di una serie di atti che comprendono i registri ed i verbali dei consigli di classe, in cui i docenti hanno la libertà di esprimere i loro giudizi. Sono documenti pubblici, nel senso che chi è titolato può fare domanda ed avere accesso agli atti, cosa che accade per esempio quando vi sono contestazioni e ricorsi».

Ma se la bagarre formale si è dunque così risolta, resta l’amaro in bocca nell’associare la parola insegnante alla parola paura: mai come in questo periodo storico infatti la figura di chi ha il compito di trasmettere il sapere, ovvero uno dei ruoli fondamentali in una società, soffre di mancanza di riconoscimento ed autorevolezza.

«C’è una debolezza di fondo nel mondo adulto - ammette il dirigente dell’alberghiero - per quanto riguarda il processo educativo: i docenti hanno una loro peculiarità nell’atto valutativo, che è parte fondamentale dell’educazione e che va salvaguardato. Siamo di fronte ad una fragilità diffusa dei processi educativi che si manifesta in ogni luogo: in famiglia e a scuola, le figure adulte dovrebbero essere in grado di aiutarsi a vicenda perché reggere le decisioni è faticoso, e invece spesso accade il contrario, le due parti adulte entrano in conflitto e scaricano le proprie responsabilità le une sulle altre, è una situazione delirante».

Conclude Samaden: «Questo è un problema molto grosso, siamo immersi in un sistema che ha perso sicurezza e nella scuola si accentrano queste contraddizioni. Il ruolo del docente è delicato e di grande responsabilità: purtroppo ora dobbiamo prendere atto anche di una parte di rischio. Qui non siamo ancora di fronte a episodi di violenza, ma le difficoltà ci sono e dobbiamo sempre più spesso arginare l’invadenza e l’arroganza delle famiglie che pretendono di sapere come si deve insegnare, questo è un sistema perverso».

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