Si risposa prima del divorzio A processo per bigamia

Chi ha intenzione di risposarsi, dopo una relazione finita male, meglio faccia i conti bene. Perché se il secondo sì - quantunque colmo d’amore e ci si augura miglior fortuna del primo - arriva prima che il divorzio sia effettivo, il rischio di trovarsi nei guai è alto. Bene lo sa un cittadino lagarino, che è finito a processo per bigamia. Roba da altra epoca, da altre latitudini, da non credersi nemmeno. In realtà, lui non ha tentato di vivere con due donne. Ha semplicemente affrettato un po’ i tempi. Ed ha rischiato una condanna. Non è arrivata, perché il codice penale stavolta l’ha graziato. Ma la sua storia insegna che, in queste faccende, non basta la buona fede (che lui aveva)serve pure fare attenzione.  

La vicenda risale a qualche tempo fa. L’uomo, un italiano, si era sposato negli anni Novanta in Italia. È andata bene per un po’, ma poi l’amore è finito. La separazione è stata consensuale, pochi anni dopo la richiesta di divorzio ha iniziato il suo iter. Ma per queste cose serve tempo. E lui, nell’attesa, ha avuto la fortuna di trovare una donna con cui si trova bene abbastanza da immaginare una vita in comune. Lei è algerina, e insieme hanno scelto di andare a vivere in Algeria. Prima di tutto però volevano sposarsi. E lui ha avuto un po’ di fretta.

Pochi mesi prima che il divorzio diventasse effettivo, ha pronunciato il fatidico sì in Algeria. Immaginando, probabilmente, che fosse vero quel che credono in molti: che gli effetti civili del matrimonio contratto all’estero iniziassero in Italia nel momento della trascrizione del matrimonio, all’anagrafe. E quindi lui ha aspettato qualche mese, il tempo cioè perché il divorzio diventasse effettivo, e poi è tornato all’anagrafe del paese d’origine per la registrazione del matrimonio. E qui sta il punto. Perché ad avere effetti civili non è la trascrizione del matrimonio, ma il matrimonio stesso, anche se celebrato all’estero. Quindi quel sì pronunciato prima del divorzio l’aveva reso bigamo.

Da qui il processo, in cui l’uomo rischiava una pena da uno a 5 anni.
Assistito dall’avvocato Marisa Perenzoni, l’uomo ha dimostrato davanti al giudice Monica Izzo la buona fede. E non era difficile: la registrazione effettuata dopo il divorzio faceva immaginare che lui avesse interpretato male le norme. Ma poco importa: restava il problema della bigamia. In suo soccorso è arrivato il codice: per i reati minori compiuti all’estero, la procedibilità è soggetta o alla richiesta del ministero degli Esteri - che in questo caso ovviamente non si era fatto sentire - oppure della parte offesa. Ma in questo caso la parte offesa sarebbe stata l’ex moglie, che naturalmente non si è sentita lesa nei suoi diritti, e non ha sporto querela. Da qui il proscioglimento, per difetto di procedibilità. Però ecco, la vicenda insegna una cosa: in tempi di matrimoni misti, e di seconde (o terze) nozze, meglio buttare un occhio al calendario. Perché la possibilità di finire nei guai non è così peregrina.

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