Anti terrorismo e volontariato, l'allarme di Giordani

Le nuove norme anti terrorismo appesantiscono il lavoro dei volontari non solo nell’ambito dei Carnevali. Le feste di piazza a base di mascherine e maccheroni sono state ciò che ha fatto venire a galla il problema. Ma in realtà a viverlo sono in parecchi. A partire dal mondo dello sport dilettantistico. Ed ora Carlo Giordani, presidente dell'Us Quercia, pone il problema e osserva che «la burocrazia mette sulle spalle dei volontari la responsabilità della sicurezza», mentre il consigliere della Civica Trentina Claudio Civettini chiede alla Provincia un’«interpretazione autentica della norma», affinché l’onere di calare le prescrizioni nei casi concreti non ricada su sindaci o, peggio ancora, associazioni di volontariato». 
Solo pochi giorni fa, dalle colonne de L’Adige, il dirigente della polizia amministrativa faceva notare che le norme vanno lette con buon senso. Ed è ovvio: non è immaginabile gestire nello stesso modo la piazza di Roma e quella di Sfruz. Solo che il nodo è capire chi ha la responsabilità di decidere quando optare per un’interpretazione estensiva e quando no.  
In questo contesto fanno riflettere le parole del presidente dell’Us Quercia Giordani. Uno che organizza eventi sportivi da decenni.  E che mai come quest’anno ha fatto fatica a garantire le medesime iniziative degli anni passati. «Il problema non si pone quando si organizzano manifestazioni allo stadio - spiega - e nemmeno in alcuni luoghi aperti, come per esempio il Cross della Vallagarina: in quel caso la zona era facilmente limitabile, non abbiamo avuto problemi. Io vedo delle criticità importanti con eventi su strada. Per questo spero che, ora che il problema è stato sollevato sui carnevali, la Provincia trovi una soluzione di buon senso, senza allarmismi. Ma per tutelare il volontariato». E fa un esempio pratico: il giro di Rovereto. Con la gara podistica dello scorso ottobre, che attraversava la città, l’Us Quercia ha avuto più di un problema. «Ci chiedevano interventi preventivi importanti: volevano dei new jersey in cemento lungo tutte le vie d’accesso. Si trattava di decine di new jersey, da installare con dei mezzi pesanti. Avrebbe significato una spesa di migliaia di euro. Per noi sarebbe stato sia praticamente che economicamente impossibile. Ne siamo usciti perché abbiamo coinvolto l’amministrazione comunale, che ha trovato una soluzione. Ha messo lei dei mezzi pesanti, nei punti ritenuti più a rischio». 
Ma il problema non è risolto per sempre. Ecco perché Giordani, pur senza grandi allarmismi, solleva il problema: «Quello che voglio sottolineare io è che la pubblica amministrazione, in questo caso il ministero, emana delle direttive, le cui conseguenze e responsabilità ricadono su associazioni di volontariato che, oltre a lavorare gratis e rimetterci soldi, sono gravate di responsabilità civile e penali. In questo modo si umilia e si disincentiva il volontariato. Non è possibile, oltre che lavorare, avere l’incubo di finire nei guai, perché non si rispettano le disposizioni. Lo stesso problema l’abbiamo avuto con la baby run, che solo in parte era sul medesimo percorso della Strongmanrun. Ecco perché spero che ora che si è sollevata la questione, la Provincia individui una soluzione di buon senso». 
Invoca la Provincia anche il consigliere provinciale della Civica Trentina Claudio Civettini, il primo a sollevare il problema delle misure anti terrorismo. «Se le regole hanno un margine di interpretazione, la Provincia, l’assessore competente e il dirigente diano la lettura asseverata delle direttive e delle norme, così da scaricare gli organizzatori e i sindaci: stanti così gli indirizzi, in caso di qualsiasi incidente, verrebbero ascritte a loro tutte le responsabilità».

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