Animali da benedire a Lizzanella In piazza dai cavalli ai furetti

Cavalli, cani e gatti, ma anche asinelli e furetti. Tutti in fila per la tradizionale benedizione di Sant’Antonio, il protettore degli animali. Ieri mattina, a Lizzanella, era uno scalpitare di zoccoli, guinzagli e gabbiette. Una festa per il rione, ma soprattutto una tradizione ultracentenaria che ogni anno richiama sul sagrato della chiesa gli amanti degli animali e tanti curiosi. «Veniamo qui ogni anno - racconta un signore con in braccio un furetto -. Ne abbiamo quattro e sono tra gli animali più curiosi e affettuosi che conosca».
Accanto a lui una ragazza accarezza il suo coniglietto pezzato, teneramente avvolto in una copertina, mentre i cavalli del club equestre «Cavallagarina» cominciano a disporsi, in attesa del via alla sfilata.

«Una volta si portavano in piazza mucche, maiali e galline - racconta don Remo Colpi, parroco di Lizzanella -. L’animale era per le famiglie contadine un patrimonio prezioso, una risorsa per il sostentamento e per l’aiuto nei campi». Oggi sono soprattutto le bestiole da compagnia ad essere benedette. «L’amore per gli animali - ribadisce però il sacerdote - non deve superare quello tra gli uomini». Cambiano i tempi dunque, ma la voglia di ritrovarsi e mangiare assieme un piatto di «crauti e musetti» rimane un punto fermo, nonché un’ottima occasione per riassaporare quei momenti comunitari che una vita sempre più trafelata ci ha tolto. A custodirne lo spirito e la tradizione ci sono l’instancabile Circolo Operaio, che conta la bellezza di quasi 300 soci, e le associazioni, come la polisportiva, gli anziani e gli Alpini, realtà vivacissime e sempre pronte a dare una mano alle iniziative del rione. Anche ieri, con la maestria trasmessa di generazione in generazione, i volontari hanno soddisfatto i palati dei numerosi ospiti che hanno affollato la piazza per onorare la tradizione. Sant’Antonio Abate, detto anche Sant’Antonio del porzel o del fuoco, come ha ricordato don Remo durante l’omelia, era un eremita egiziano, che diede il via al monachesimo cristiano. La sua immagine, un tempo presente sotto forma di santino nella maggior parte della stalle trentine, ieri era visibile nel gonfalone parrocchiale, accompagnata da un maialino, dal fuoco e da una campanella, elementi iconografici di un santo ancora molto popolare.

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