Una multa «da paura» per l'auto mai usata

di Nicola Guarnieri

Prima si è vista recapitare un «multone» da 5 mila euro e poi, per ottenere ristoro, è stata costretta a rivolgersi al giudice di pace. E pensare che la donna, patentata sì ma che da anni ormai non guida più la macchina, era convinta che il «catorcio» intestato a lei fosse già stato demolito. La disavventura, fortunatamente a lieto fine grazie al magistrato Paola Facchini, si è conclusa senza spese (avvocato a parte) per la signora ma la rabbia e il disagio psicologico sono ancora ben vivi. Perché a combinare i guai è stato un ragazzo che la donna non aveva mai sentito nominare.

Spieghiamo subito. C. C., proprietaria dell'auto, da tempo ha scelto di non guidare. Abita in città e per spostarsi sceglie i mezzi pubblici. A beneficiare, diciamo così, del veicolo è in realtà la figlia. Che lavora all'estero e che quando rientra a Rovereto usa l'utilitaria della madre per muoversi. La scorsa primavera, però, la ragazza ha prestato il mezzo ad un amico. Che non solo non aveva mai conseguito la patente di guida ma addirittura si era messo al volante in maniera non certo ortodossa e, non a caso, è finito secco contro tre macchine parcheggiate regolarmente a bordo strada. Inutile analizzare il caos prodotto dal giovane che, tra l'altro, nello scontro è rimasto ferito.
Sul posto, quel giorno, è intervenuta una pattuglia della polizia locale che ha rilevato l'assurdo incidente, ha quantificato i danni da «impatto» e poi si è recata al pronto soccorso del Santa Maria del Carmine per raccogliere la deposizione del mariuolo. Il quale, tanto per far capire di che pasta è fatto, se n'era andato alla chetichella dall'ospedale. Le ulteriori verifiche degli agenti, però, hanno consentito di identificare il guidatore scriteriato e, soprattutto, verificare che non aveva l'abilitazione alla guida.

L'iter burocratico, al di là dell'aspetto penale, ha comunque seguito il suo corso e alla Motorizzazione civile il veicolo dell'incidente risultava intestato alla signora in questione. Che, come detto, si è vista bastonare dai vigili con un avviso di pagamento di 5 mila euro. La donna, ovviamente, delle sorti della sua macchina non sapeva nulla. Lei, di suo, non la guidava da una vita e, non a caso, la teneva solo per consentire alla figlia di avere un mezzo quando tornava in città. Se poi la ragazza lo prestasse a qualcun altro non erano certo affari suoi. Polizia locale e Comune di Rovereto, però, hanno ignorato le giustificazioni della cittadina e, anzi, le hanno addossato la responsabilità civile in quanto proprietaria.

La multacchiona, un cifrone mica bruscolini, è stata ovviamente impugnata davanti al giudice di pace. Che, buon per lei, le ha dato ragione. «Si ritiene che debba escludersi la responsabilità solidale della proprietaria. - ha scritto in sentenza il magistrato - La responsabilità solidale, che estende al proprietario dell'autovettura l'obbligazione del pagamento della sanzione pecuniaria inferta al trasgressore, presuppone che il proprietario al momento dell'illecito abbia avuto la disponibilità del mezzo intesa come potere di scelta nell'affidamento e potere di controllo sull'utilizzo dell'autovettura. Nel caso specifico la signora non poteva di fatto esercitare alcuna facoltà di controllo in ordine all'utilizzo dell'autovettura da parte di terzi estranei anche perché la figlia risiedeva in altro luogo. Tantomeno poteva prevedere un comportamento del tutto eccezionale e imprevedibile come quello commesso dal conducente. Deve pertanto ritenersi che l'impossessamento del veicolo è avvenuto contro la volontà della signora. Il verbale verrà quindi annullato nei soli confronti della proprietaria».

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