Rovereto, alberi tagliati in nome della luce

Gli alberi sono sotto attacco. Non solo da parte comunale con lavori pubblici che impongono tagli qua e là ma anche per poterci vedere di notte in casa propria. Eh già, perché stavolta a prendere in mano la motosega in una quarantina di punti tra città e periferia non è palazzo Pretorio ma la Set Distribuzione, la società di Dolomiti Energia che provvede alla manutenzione della rete che porta la corrente elettrica nelle abitazioni.

Chi pensa ad una sorta di roncola selvaggia più aggressiva (in fin dei conti non si tratta di tagliare vigne ma alberi di alto fusto) è comunque fuori strada. Perché eliminare le piante, in questo caso, sarebbe indispensabile per evitare che crollino sulla linea dell’alta tensione lasciando la città della Quercia al buio.

Nei prossimi giorni i tecnici incaricati da Set (che ha appaltato l’intervento alla cooperativa Arco Pegaso) batteranno palmo a palmo il territorio per accedere ai tralicci dell’energia a 20 mila volt e liberarli dal pericolo rami e tronchi malconci. Il rischio, infatti, è di tranciare i cavi elettrici e, come detto, provocare un lungo black out nelle abitazioni di Rovereto e frazioni. Il personale incaricato, ovviamente, è autorizzato ad entrare nei fondi privati visto che il taglio di alberi rientra nel servizio di garanzia della luce. E può pure usare la motosega come più ritiene opportuno visto che è tutelato da una normativa chiara e, in alcuni casi, datata. A partire, infatti, proprio da un Regio decreto del 1933 al quale sono seguiti, negli anni, la legge provinciale 7 del 1995 e il Dpr 8 del 2011. Insomma, via libera ai tagliabosco. I proprietari terrieri, comunque, si mettano il cuore in pace e preparino la stufa e i caminetti accesi.

Perché il legname figlio della sega sarà accatastato con ordine a bordo strada e sarà tutto a loro uso e consumo. Per gli alberi, però, è davvero un periodo nero. Perché si continua a sacrificarne tante anche se questo è il prezzo da pagare per garantire la sicurezza piuttosto che il restyling di strade e marciapiedi o l’integrità delle infrastrutture messe a repentaglio dalla radici di alcune specie particolarmente «infestanti» nel sottosuolo.

Al di là delle esigenze di cantiere, però, c’è da fare i conti anche con la salute degli alberi roveretani. Che, per smog o anzianità di «servizio», sono destinati ad essere soppressi. Il rischio, d’altro canto, è che tirino le cuoia finendo in testa a qualche passante e il Comune non può certo permettersi simili incidenti.

Il patrimonio arboreo roveretano sfiora il migliaio di esemplari ma il 13% è stato tagliato, spostato o in procinto di passare a miglior vita. «Per giusta causa», assicurano a palazzo Pretorio, ma sufficiente a scatenare le ire di tanti cittadini. In verità, per rendere più scientifica e meno irritante la «mannaia selvaggia» il Comune ha affidato ad un «medico», un professionista della Fondazione Mach, l’incarico di dotare tutto il verde urbano di una particolare tessera sanitaria che ne indichi lo stato di salute. L’impegno è necessario per capire dove intervenire con la motosega e dove coccolare i vegetali magari con un rinforzino antibiotico. Rovereto, d’altro canto, è «green». Le piante importanti - quelle di fusto medio-alto - come detto sono circa un migliaio e ben 490 sono alberi storici e 435 più recenti che comprendono 45 alberelli in tenera età, messi a dimora la scorsa primavera.

La visita a domicilio del dottore delle piante, esattamente come per gli umani, finirà con una relazione che sarà poi inserita nel cervellone elettronico per conoscere con un semplice clic sofferenze o piaceri del paziente ramoso. E, di conseguenza, intervenire con le cure necessarie piuttosto che con l’eutanasia.

A breve si taglieranno i 47 alberi di viale Trento. Ma prima si abbatteranno un ippocastano al campo nomadi alla Mira e una decina di piante lungo la strada che sale al monte Zugna e che il Comune ritiene pericolanti.
Insomma, questo 2017 che sta per chiudersi è stato davvero infausto per gli alberi.

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