Addio a Adriano Corrente, una vita da mediano

Se n'è andato un pezzo di storia dello sport e della società lagarina. E pure un segnale di una comunità che sa accogliere e adottare davvero chi viene da fuori scegliendo di vivere all'ombra della Campana. Ieri si è spento Adriano Corrente , 87 anni portati con il sorriso sulle labbra e la mano testa a chiunque la chiedesse, che, curiosamente visti i tempi, è approdato a Rovereto per giocare a calcio. Lui, classe 1929, era un giocatore professionista, profugo dell'Istria ma poi scortato in Italia grazie alla passione per il pallone e il calcio professionistico. Non certo il mondo dorato di adesso ma quello di sudore e qualche lira buona per tirare avanti calcando i campi in erba mista a terra. Era un mediano coriaceo, di quelli che bloccava le velleità di attacco degli avversari con il gioco «sporco». Iniziò la carriera nel 1950 alla Libertas Trieste. Due anni dopo fu notato dal Genoa, prima squadra di calcio italiana e già scudettata. Nei rossoblù liguri militò per cinque stagioni prima di trasferirsi al Rovereto. Era il 1957 e con le zebrette lagarine giocò fino al 1959, anno in cui attaccò gli scarpini al chiodo. Perché di soldini ne giravano pochi e oltre alla passione sportiva si doveva lavorare. Tant'è che Adriano trovò posto alla Manifattura Tabacchi come operaio ma l'amore per il calcio non tramontò mai.

L'amico Mario Cossali lo ricorda come «un simpatizzante della sinistra, che seguiva la politica e veniva agli incontri, si interessava del Paese e della città. Anche lui faceva parte degli esuli istriani che a Rovereto ogni anno si ritrovano a ricordare la bellezza della loro terra natale. Lo ritrovavo lì, ma anche all'ospedale, quando ci spingeva il prelievo mensile. Ci conoscevamo da tempo con simpatia reciproca. Il ricordo della sua possente figura risaliva alla mia adolescenza quando cercavo di entrare da portoghese al campo sportivo di via S.Giovanni Bosco e lui controllava con autorità il centrocampo. Era un mediano e veniva dalla serie A, dal grande Genoa dove aveva giocato per cinque stagioni, la prima in serie B con la vittoria del campionato. A Rovereto, in quarta serie, giocò due stagioni, dal 1957 al ?59. Poi trovò lavoro in fabbrica e Rovereto diventò per lui e per la sua amata famiglia la seconda patria. Proprio altri tempi, ma non era certo uno che recriminava. Adriano Corrente, di nome, perché non era uno che correva molto, ma conosceva il gioco meglio di altri e sentiva la squadra come cosa sua, come una casa da ricostruire ogni volta, ogni partita, anche se gli schemi potevano ripetersi. Una vita la sua che è come un album, fatto di ferite, di orgoglio, di dignità».

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