Nuovi Roveretani, Lugiato di Rtr: «Rovereto come la West Coast»

di Barbara Goio

 «Mi ricorda la West Coast!» Forse per molti roveretani il paragone suona un po’ azzardato, ma se chi lo esprime ha tutte le carte in regola per dirlo, allora il complimento va preso con molta attenzione.
 
Paolo Lugiato, 45 anni, avrebbe potuto vivere ovunque in Italia (visto che l’azienda di cui è amministratore delegato è la prima a livello nazionale nel campo della produzione dell’energia solare) ma ha scelto Rovereto per lavorare, e per vivere si è trasferito addrittura nel piccolo centro di Folgaria.
 
Lugiato è l’amministratore delegato di Rtr, ditta che da ottobre 2015 è insediata nel Polo Manifattura e che gestisce 130 impianti su tutta la penisola e con un fatturato di 150 milioni di euro. «La cosa più divertente - ammette sorridendo - è che quando le persone di qui sanno che faccio il pendolare con Folgaria, mi guardano in maniera strana e mi chiedono perché non ho preso casa a Rovereto. Ma per me svegliarmi in mezzo alla natura è una gioia incomparabile e quando la sera torno a casa mi sembra di essere in vacanza. In una qualsiasi grande città, la distanza di un tragitto come questo, è considerata assolutamente accettabile».
 
Come mai ha scelto la Città della Quercia?
«È stata una decisione presa su due livelli: aziendale e personale. Tutto è accaduto quasi per caso: alcuni anni fa ero stato contattato per visitare Progetto Manifattura. Ovviamente ero molto scettico perché trasferire una ditta in un luogo decentrato è comunque una questione estremamente complicata, oltre che una grossa responsabilità. E invece quando sono venuto qui con alcuni colleghi e abbiamo visitato gli uffici e l’area di sviluppo, ce ne siamo letteralmente innamorati».
 
Addirittura?
«Negli anni 1999 - 2001 ero a Boston per terminare l’Mba ad Harvard ed erano i tempi della internet economy, un momento di grande fermento, con tanti ragazzi squattrinati che abbandonavano i posti più famosi per trasferirsi in luoghi ancora poco conosciuti come Seattle o la West Coast e lì far nascere idee che sarebbero diventate business di successo. Ecco, quando sono arrivato a Rovereto ho avuto la netta sensazione di respirare la stessa atmosfera, la stessa voglia di osare, di costruire».
 
Vantaggi per l’azienda?
«Il progetto di mettere a contatto ditte diverse che però hanno una stessa filosofia di lavoro mi è sembrata un’idea decisamente illuminata. Il valore aggiunto di stare qui è infatti poter interagire con persone diverse, egualmente motivate».
 
Ma non c’è concorrenza, se vi occupate dello stesso ambito, e cioè quello della tutela dell’ambiente?
«No, tra sviluppatori di brevetti non c’è concorrenza; anzi anche scambaire idee davanti alla macchinetta del caffè è un grande vantaggio. Inoltre Trentino Sviluppo continua a promuovere il networking, grazie a incontri e seminari e anche iniziative particolari: abbiamo anche fatto uno “speed dating” con le aziende, ed è stato divertente e molto utile».
 
Cosa le piace del modo di lavorare dei trentini?
«Qui si danno per scontate cose che altrove invece sono molto diverse. Faccio un esempio: quando ho portato qui l’azienda, abbiamo chiesto un incontro con l’Agenzia del lavoro, e siamo stati ricevuti dal direttore generale che ci ha spiegato per bene e in maniera molto chiara come funzionano le procedure d’assunzione. A Roma non avrei avuto l’occasione di parlare neppure con il portiere dello stabile!»
 
E poi ha trasferito la ditta...
«Sì, alcuni collaboratori hano scelto di spostarsi, e devo ammettere che sono tutti rimasti colpiti dalla facilità con cui qui si fanno le cose, il cambio di residenza, l’iscrizione alle liste per il nido comunale, l’assistenza sanitaria. Qui le spiegazioni sono chiare e funziona tutto per il meglio, non c’è menefreghismo e anche i dipendenti pubblici sono impegnati nella risoluzione dei problemi».
 
Perché andare a vivere proprio a Folgaria?
«Ci metto una ventina di minuti, ma quando sono a casa davvero è come essere in vacanza, faccio delle belle camminate e i panorami sono fantastici. Combinare tra ritmi di lavoro molto intensi e vivere in un contesto che aiuta a recuperare le energie è un connubio vincente».
 
Tra i nostri difetti c’è una certa chiusura, tra i nostri pregi la volontà di aiutare gli altri. Concorda su questo?
«Mi sono reso conto che qui il volontariato ha un ruolo fondamentale, è un impegno molto toccante, c’è grande attenzione per il sociale. Anche per questo con l’azienda abbiamo promosso rapporti di buon vicinato e abbiamo deciso di sponsorizzare diverse iniziative locali, come l’Associazione Ubaldi Girella, il torneo di pallavolo, la Scuola di sci di Folgaria, la giovanile di calcio di Rovereto. Quanto alla chiusura, riguarda  forse solo il primissimo impatto».
 
Lei ha vissuto in molti luoghi: cosa si potrebbe fare per migliorare la vita a Rovereto, e anche in Folgaria?
«Amo viaggiare e per lavoro sono stato un po’ ovunque in Italia, e poi in Francia, in Lussemburgo, e anche parecchio tempo a Londra: certo nelle grandi città le occasioni sono ovviamente diverse. Però a Rovereto le proposte culturali sono più che soddisfacenti e, considerato il contesto, ci sono moltissime opportunità. Quando ho degli ospiti che passano a trovarmi, sono orgoglioso di indirizzarli alla visita dei musei. Le scuole funzionano molto bene, e per quanto riguarda lo sport, c’è tutto e ad ottimi livelli. Folgaria poi, così vicina alla città, è una piccola bomboniera».
 
Insomma, non c’è qualcosa che non va?
«In effetti la sera qui in città non c’è molto, soprattutto per i giovani. È tutto davvero troppo calmo. E poi in Manifatturra sentiamo l’esigenza di più locali dove fare la pausa pranzo, perché ancora qui non c’è l’abitudine di mangiare qualcosa velocemente. Certo, è una bella cosa tornare a casa, ma i ritmi di lavoro sono diversi. Andando poi proprio a cercare qualcosa che non va, ho notato che c’è gente che tende a lamentarsi senza un motivo valido, magari badando solo al proprio orticello, e questo è un peccato perché è uno spreco di risorse».
 
Quindi, soddisfatto del trasferimento?
«Certamente!»

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