Cordone ombelicale, a Rovereto si torna a donare

Riparte il progetto nel reparto di ostetricia

In attesa di inaugurare con il primo parto la nuova sala, che attualmente si trova in fase di collaudo all’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto, il reparto di ostetricia guidato dal dottor Fabrizio Taddei ripropone la raccolta per la donazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale.

Il progetto, già avviato in passato, nei mesi scorsi era stato sospeso. «È successo prima che io arrivassi (il primario è arrivato a prendere il posto che fu del dottor Marco Ioppi nell’estate del 2015, ndr) - spiega - perché c’era stato un calo di invii delle donazioni alla banca del sangue che le raccoglie a Milano».
Il dottor Taddei però, che nella sua esperienza lavorativa ha sempre portato avanti questo progetto anche in altre realtà, ha voluto riavviarlo anche a Rovereto. Perchè ci crede e per offrire una possibilità in più alle donne che scelgono di partorire qui. «Non mi potevo certo tirare indietro, visto che l’ho sempre fatto - aggiunge -.

Ma abbiamo dovuto rivedere il tutto, perché per poter riproporre il progetto c’era un percorso formativo da rifare per il personale. Non è stato immediato per una serie di vicissitudini che si sono susseguite ma ora siamo pronti per ricominciare con la raccolta delle donazioni». L’autorizzazione a procedere da parte degli enti preposti è arrivata proprio il mese scorso ed ora se i genitori lo vogliono possono compilare tutta la documentazione necessaria per far partire la procedura di donazione del cordone ombellicale. E naturalmente questa parte va fatta per tempo, ossia nel corso della gravidanza e non al momento del parto. «La raccolta delle cellule del cordone ombelicale viene fatta per poter effettuare trapianti in certi tipi di malattie.

È una donazione gratuita, quindi caratterizzata da un aspetto solidale. Diversa è invece la raccolta delle cellule staminali del nascituro, quella è un discorso privato che è possibile ma per il quale i genitori si devono organizzare in forma privata». Alla donazione del cordone invece, una volta raccolte tutte le informazioni necessarie e una volta firmate le autorizzazioni, ci pensa l’ospedale. Seguendo un rigido protocollo. «Le donne chiedono ciò che possiamo offrire» commenta il dottor Taddei, convinto che nel giro di poco tempo le donazioni anche a Rovereto torneranno ad aumentare.

E molto presto le mamme in attesa che si rivolgeranno alla struttura ospedaliera del Santa Maria del Carmine avranno anche la possibilità di far nascere i propri figli in una sala parto completamente nuova. «È la più bella che abbia mai visto in giro», anticipa il primario. «E di sale parto ne ho viste parecchie», aggiunge. «Ci sono collaudi che hanno chiesto qualche tempo in più del dovuto, ci sono ancora delle simulazioni da poter fare prima di trasferire le partorienti in questi nuovi spazi. Del resto in questa sala convergono tre diverse specialità: rianimazione, pediatria e ginecologia». Secondo il dottor Taddei anche dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro le cose si sono assestate da quando è stato chiuso il punto nascite dell’ospedale di Arco. «Quelli che abbiamo registrato qust’anno sono numeri formidabili per Rovereto e questo ci appaga anche del grande lavoro fatto - spiega -. La chiusura, più o meno attesa di Arco, doveva inevitabilmente creare qualche problema ma ora siamo abituati a questo regime di più di cento parti la mese».

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