Due sorelle in cella per la morte di Bava

di Matthias Pfaender

Proseguono le indagini sulla morte del dentista roveretano Francesco Bava, trovato morto la mattina del 30 giugno scorso in un albergo ad Odessa, in Ucraina. Soltanto ieri i familiari del professionista di 64 anni hanno potuto dare l’ok all’autopsia richiesta dalle autorità inquirenti ucraine, che per legge non possono procedere all’esame autoptico senza l’assenso degli eredi quando il deceduto è di nazionalità straniera.

«Sono stati passaggi burocratici complessi - spiegano addetti dello staff dell’ambasciata italiana a Kiev, che si è subito attivata alla notizia del ritrovamento del corpo di Bava - che si sono potuti completare solo oggi (ieri, ndr)».

Occorrerà quindi aspettare l’esito dell’esame medico per fare un concreto passo in avanti nell’inchiesta. Inchiesta che avrebbe già avuto una svolta importante nei giorni scorsi.

Alcuni familiari del dottor Bava interpellati dall’Adige all’indomani della notizia della sua scomparsa si sono detti da subito sicuri che si tratti di un omicidio.

Anche le investigazioni condotte dalla polizia e dalla magistratura di Odessa si starebbero muovendo in questa direzione. Secondo quanto riferito dalla stampa locale sulla base delle dichiarazioni della polizia sono state arrestate con accusa di «omicidio premeditato» due donne di 20 e di 34 anni, sorelle.

La ricostruzione dell’accadduto, descritta dal capitano Sergei Ignatiev al quotidiano «Segodnia», è che le due donne, residenti nella regione di Odessa, abbiano conosciuto Bava nella giornata del 29 giugno sulla spiaggia «Arcadia», celebre litorale sul Mar Nero nell’omonimo quartiere di Odessa.

La stessa sera le due donne, che secondo la stampa locale si sono «trasferite in città nel periodo delle vacanze per guadagnare», avrebbero raggiunto il medico nella sua camera d’albergo.

Qui tutti e tre avrebbero consumato alcolici. Ad un certo punto le donne avrebbero somministrato di nascosto a Bava, diluendolo nel suo bicchiere, un potente narcotico, allo scopo di stordirlo e derubarlo.

La morte del dentista, per ora refertata solo come «arresto cardiocircolatorio», sarebbe quindi legata ad un sovradosaggio della sostanza.

Secondo la polizia locale Bava sarebbe stato trovato moribondo sul pavimento della stanza d’albergo. Le manovre di rianimazione non cui è stato sottoposto non hanno però avuto successo.

Dall’ambasciata italiana, che sta seguendo l’evolversi delle indagini in contatto con polizia e magistratura, facendo da ponte tra le autorità locali e la famiglia rimasta in Italia, sottolineano che nonostante l’arresto delle due donne sia stato confermato, quella della rapina finita male resta solo una delle ipotesi ancora al vaglio. Di nuovo, sarà la prossima autopsia a permettere di fare chiarezza. Se le accuse venissero confermate, le due donne al momento in detenzione preventiva, alle quali la polizia ha sequestrato tre telefoni, gioielli in oro e contante per circa 700 euro in valuta locale, presunti proventi del furto, rischiano una pena dai 10 anni all’ergastolo.

Nell’attesa della conclusione dell’inchiesta e del nulla osta al rimpatrio della salma, resta a Rovereto lo sgomento per una morte tanto misteriosa ed inattesa, che ha colpito una persona conosciutissima in città , dove Bava esercitava da anni l’attività di dentista. In città lo conoscevano tutti e non solo per il mestiere ma anche per la sua sconfinata passione per il calcio e la Juventus in particolare, in onore della quale ha fondato diversi club di tifoseria. Nato a Fabrizia (Vibo Valetia) nel ’51, dopo la laurea in odontoiatria si è trasferito a Rovereto, dove ha messo su famiglia.

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