Al Mart piazza dedicata all'artista Umberto Savoia

L’assessore Mario Bortot, competente per la toponomastica, ha portato in consiglio comunale la delibera che «battezza» la piazza del Mart chiamandola piazza Umberto Savoia.
L’artista e insegnante roveretano, scomparso esattamente due lustri fa, sarà infatti celebrato nel salotto buono dell’arte moderna e contemporanea, sotto il cupolone disegnato dall’archistar Mario Botta.

Di intitolare la piazza «nascosta» di corso Bettini a Savoia, come detto, se ne parla fin dal giorno della morte dell’artista. Fu Pino Finocchiaro dei Verdi, nel 2006, a proporre il provvedimento per la prima volta. Il docente lagarino, d’altro canto, è di fatto il papà del Mart. Fu lui, in tempi non sospetti, a spingere la città e la Provincia affinché realizzassero un tempio della cultura a Rovereto. E, tra l’altro, Savoia, nel 1983, fu pure il primo consigliere comunale dei Verdi in Trentino ed uno degli esordienti a livello nazionale.

Da piazza del Podestà Umberto Savoia spinse non solo per realizzare il Mart ma anche il Bic, quell’incubatore di imprese sorto in via Zeni al posto dell’ex Pirelli e dove a breve arriverà il Polo della meccatronica. Insomma, un amministratore lungimirante e perfino un pittore di un certo fascino. Tant’è che in Comune sono passate mozioni e interrogazioni per concedere il doveroso tributo all’illustre concittadino.

A rallentare l’iter, però, si è messa di traverso la legge sulla toponomastica che vieta di intitolare vie o piazze a persone morte da meno di dieci anni, e il primo decennio dalla scomparsa dell’artista ricorre proprio quest’anno visto che è morto il 6 ottobre 2006.

Tre anni fa ci pensò una mozione in aula a far sperare in una targa sotto il cupolone ma non se ne fece nulla. A marzo, invece, sono stati gli amici di vecchia data del professore ad affiggere con un pizzico di provocazione quella stessa targa al Mart. «A Umberto Savoia si deve il germoglio dell’idea di un grande museo d’arte a Rovereto, quello che poi sarà il Mart» ha ricordato il gruppo. Ed è così. Perché quando a metà degli anni Ottanta si cercava una destinazione per valorizzare il lascito della quadreria Depero e si pensava a palazzo Parolari in Borgo Santa Caterina, attuale sede del museo civico, fu proprio Savoia a battersi per un’idea di museo più ambiziosa. 

comments powered by Disqus