Rovereto, i profughi puliranno strade e parchi

di Matthias Pfaender

Una ramazza in mano, la casacca catarifrangente gialla con le parole «Rovereto» e «Volontario», guanti da lavoro, scarponcini e voglia di darsi da fare. Un po’ per riempire le giornate vuote di chi è obbligato per legge all’inattività, nel limbo dell’attesa dell’asilo politico. Un po’ per rispondere con atti concreti all’accoglienza ricevuta dal Trentino. Almeno, dalla maggior parte del Trentino. Spazzare le strade e curare le aiuole in cambio del vitto e dell’alloggio.

«Quello di Rovereto è un bell’esperimento, che speriamo di poter esportare nel resto del Trentino. Magari anche nel resto d’Italia». Così l’assessore provinciale alla Solidarietà sociale Donata Borgonovo Re ha presentato l’innovativo protocollo «Accoglienza richiedenti protezione internazionale» siglato tra Piazza Dante e Comune. Per la prima volta in Trentino («ma non ci sono esempi così strutturati neanche nel resto del Paese» sottolinea il sindaco di Rovereto Andrea Miorandi) viene inquadrato a livello normativo la possibilità da parte dei profughi di svolgere lavoro volontario a favore della comunità roveretana. Per il primo periodo si tratterà dello spazzamento di strade e piazze, con la prospettiva di passare nel tempo a piccoli interventi di manutenzione di arredi urbani.
Il progetto è già avviato. In questi giorni i primi cinque ragazzi (un ghanese, tre gambiani e un cittadino di nazionalità maliana) si stanno già dando da fare a Noriglio. Nei prossimi giorni si sposteranno nelle altre circoscrizioni della Città della Quercia. Lavoreranno per tre giorni a settimana, a turni di due giorni di fila per circoscrizione. «Non li vedrete in centro storico, dove il decoro è ben presidiato da Dolomiti Energia - spiega il vicesindaco Gianpaolo Daicampi -. Ma siamo sicuri che il loro servizio sarà molto gradito dai residenti dei quartieri». I profughi coinvolti nel progetto saranno in tutto una 40ina. Lavoreranno a gruppi di cinque.

 

La firma del protocollo è nei fatti il salto di qualità di un sistema di accoglienza, quello lagarino, che «prima e meglio» di altri territori si è rimboccato le maniche per far fronte all’arrivo dei profughi. Per molti mesi il centro di Marco è stato l’unico ricovero dei migranti in fuga da Africa e Asia, e le prime soluzioni abitative esterne al centro della protezione civile si sono concretizzate in Vallagarina. Tuttora tra Besenello ed Avio sono ospitati 94 profughi, il 35% dei 326 presenti in totale in Provincia (piccola parte dei 933 transitati per la nostra provincia dall’avvio della crisi, nel marzo dell’anno scorso). Di questi, 69 sono a Rovereto. Il campo di Marco ospita al momento 19 uomini.

Un salto di qualità nell’accoglienza, quindi. L’introduzione del principio di reciprocità («io ti aiuto, tu mi dai qualcosa in cambio sotto forma di servizi e lavoro gratuito») e l’avvio di un percorso di costruzione della coscienza civica dei «nuovi trentini». Una scelta per molti versi obbligata. Perché gli sbarchi non sono finiti. Anzi. L’effetto combinato dell’arrivo della primavera e delle caos totale sulle coste del Nord Africa prefigura altre ondate di disperati.

Il sindaco Andrea Miorandi non ha mancato uno sfottò, via Twitter, nei confronti del leader della Lega Nord Matteo Salvini.

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