Insulti su Facebook, condannata a pagare 2.000 euro

Non sempre ci si rende conto che scrivere su Internet non è come chiacchierare nella propria camera o parlare al telefono con un'amica fidata

Non sempre ci si rende conto che scrivere su Internet non è come chiacchierare nella propria camera o parlare al telefono con un'amica fidata. Spesso dietro ad un computer le persone si immaginano nascoste dal resto del mondo e si sentono libere dalle inibizioni che nella vita pubblica chi più chi meno hanno. Il risultato sono commenti ai blog decisamente sopra le righe, o post su Facebook a volte non esattamente da educande. Se il bersaglio della propria ira non se ne accorge o ci passa sopra, poco male. Se invece la vittima decide di farsi valere, può pure finire male. Ne sa qualche cosa una residente della Vallagarina, che è stata ieri condannata per diffamazione, per via appunto di un post su Facebook.


La vicenda, come tutte le vicende umane, è piuttosto intricata. L'imputata aveva litigato con la vicina di casa, per va del cane di quest'ultima. Un diverbio, poco di più. Ma poi lei si è sfogata su Facebook. In fin dei conti lì poteva contattare gli amici. Solo che il post dedicato alla vicina non era esattamente un saluto di benvenuto.


La diretta interessata, in un modo o nell'altro, è venuta a sapere di quel post. L'ha recuperato, e ha deciso che non ci sarebbe passata sopra senza reagire. Risultato: ha querelato la vicina per diffamazione. E ieri il caso è finito davanti al Gup Riccardo Dies, che ha riconosciuto colpevole l'imputata, e l'ha condannata al pagamento di una multa di duemila euro, a cui si aggiungono mille euro di risarcimento alla parte civile.

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