Raccolta delle olive: mai così poche nella Busa colpa di clima e cimici

di Davide Pivetti

La raccolta delle olive è iniziata giovedì e purtroppo dalle prime quattro giornate di lavoro nelle olivaie dell’Alto Garda emerge netta la conferma di quanto si temeva e l’Adige aveva annunciato due mesi fa. Mai così pochi frutti sulle piante della Busa.
Una stagione disastrosa in termini di quantità che riduce ai minimi termini (chi dice il 15%, chi dice il 20%) la quantità di olive maturate sui rami. Con una differenziazione che sembra emergere netta, in questi primi giorni, tra le piante cresciute a fondovalle e quelle più alte: «È vero - dice il direttore di “Agraria” Massimo Fia - sopra i 300 metri di quota gli alberi hanno qualche frutto in più, qualcosa riusciamo a raccogliere. In fondovalle, invece, non c’è praticamente nulla quest’anno». Le aree che si potrebbero salvare sono poche: la parte sommitale del monte Brione, la zona sopra Nago e la valletta di Laghel.
«Una situazione che sembra confermare quanto pensavamo - prosegue Fia - secondo noi l’elemento determinante di questa crisi mai vista nelle olivaie è stato l’andamento climatico della primavera. Capiamoci. Il 2018 è stato un anno record, quindi ci aspettavamo una stagione meno carica, eppure la fioritura primaverile non era andata male, meglio delle aspettative. Le olive si sono formate, anche se non tante, nel maggio freddo e piovoso. Anche l’impollinazione stava procedendo discretamente. Poi sono arrivate quelle ultime due settimane di giugno, con temperature quasi di 40 gradi che hanno compromesso il “picciolo”, seccandolo e facendo cadere l’oliva a luglio. Le aree più in alto, quindi più fresche, si sono un poco salvate».

A complicare le cose potrebbe essere intervenuta anche la cimice, che quest’anno dilaga un po’ ovunque (sia la nostra verde che quella asiatica marmorata). «Può darsi che si sia portata dietro qualche batterio - dice Fia - ma la crisi dell’olivocoltura è in tutta il nord Italia, dubito che la cimice possa aver compromesso i raccolti ovunque. Più facile pensare al clima».

Se il Garda trentino piange le sponde bresciana e veronese del Garda si possono disperare: lì di piante in quota ce ne sono ancora meno e le olive sono una rarità ovunque.
«Dobbiamo lasciar passare questa annata - coclude il direttore di “Agraria” - sperando che sia una stagione di transito, che resti isolata. Le piante sono belle, stanno bene. Se riposano quest’anno - lo stanno facendo senza frutti - potrebbero riprendere bene già l’anno venturo. Anche i nostri olivocoltori più anziani non ricordano nulla del genere. Il 1985 era stato finora l’anno nero della produzione, per il gelo che aveva fatto esplodere i tronchi. Al tempo si era comunque riusciti a produrre. Ora si vedrà».
I quantitativi finali saranno ben presto chiari. La raccolta, con così poco frutto, durerà poco, forse quindici giorni: «Per San Martino avremo finito - conferma Fia - di solito si diceva “a San Martin se mete en pe’ el scalim”. Quest’anno invece lo avremo già messo via...».

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