Addio a "Bepi" Filippi, una vita per la sua Arco

di Davide Pivetti

Ha raccontato da giornalista con amore, passione e dedizione la vita degli arcensi per oltre tre decenni, ma della storia della città ha voluto essere anche un vero protagonista e ci è riuscito pienamente: Giuseppe «Bepi» Filippi se n’è andato a 80 anni lasciando così Arco senza un altro sostanzioso pilastro del suo presente.

Impossibile non pensare al legame che aveva in vita con Albino Marchi, anche lui andato via pochi mesi fa. Entrambi si sono spesi per la città su tanti, tantissimi fronti diversi. Bepi Filippi, oltre ad essere stimato giornalista dell’Alto Adige (ora Trentino) ha dato un contributo di peso alla vita culturale, sociale, politica e sportiva di Arco. È stato prima di tutto presidente del «Gran Carnevale di Arco», proprio prima di Marchi. Una colonna portante di quegli anni che hanno cambiato la percezione stessa della città e delle sue potenzialità turistiche.

Da satino di lunga data è stato il frontman del «Coro Castel», presentandone i concerti e accompagnando la formazione canora in turnée e manifestazioni. Ha dato il suo contributo a «Il Sommolago», l’associazione culturale protagonista di tanti eventi e progetti (ad iniziare dalla fiera del libro) e all’Avis locale. E poi stato tra i promotori convinti di «Arcobonsai» (grande l’amicizia con Gabriele Sbaraini) e di «Rock Master», del cui direttivo è stato parte essenziale fino a un paio di stagioni fa, quando la salute lo ha costretto prima a casa e poi in una residenza sanitaria a Cavedine.

Ieri mattina alle 7 l’ultimo respiro, con il figlio Nicola (anche lui giornalista) accanto per tutta la notte (l’altra figlia, Ilaria, vive da alcuni anni negli Stati Uniti). Tre anni fa era scomparsa la moglie Bianca, con la quale stava per celebrare col giusto orgoglio i 50 anni di matrimonio.

Arcense fino al midollo, Bepi Filippi aveva iniziato a lavorare come disegnatore nello studio tecnico del fratello, quando gli venne offerta la possibilità di iniziare a seguire la cronaca arcense per l’Alto Adige. Un ruolo che si stabilizzò a metà degli anni Settanta con l’apertura dell’ufficio di corrispondenza e della redazione rivana in piazza III Novembre, sopra l’allora «Speck Stube», dove lavorò per anni accanto, tra gli altri, a Cesare Guardini: «Con lui si lavorava bene - commenta il professore rivano - erano gli anni delle macchine da scrivere, delle redazioni fumose e delle foto che partivano per Trento con il “fuori sacco”, cioè una busta affidata alla corriera dell’Atesina».

«Amava sostenere le iniziative che portavano prestigio ad Arco - ricorda la nipote Daniela Ricci, anche lei giornalista - e lo ha fatto anche dopo il ‘99 quando è andato in pensione».
Importante la sua esperienza in politica, nelle file del Partito socialista. Fu consigliere comunale negli anni Ottanta e assessore nella giunta di Selenio Ioppi fino al 1985.
Tanti ruoli in tanti mondi diversi, in ognuno dei quali Bepi Filippi si è distinto per passione, serietà, intelligenza. Mondi che gli riserveranno l’ultimo commosso saluto con una cerimonia laica domani alle 15 al cimitero di Arco.

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