Danneggiata la stele in memoria di Alba Chiara Baroni La ragazza di Tenno uccisa dal fidanzato due anni fa

Il padre di Alba Chiara Baroni, la ragazza uccisa dal fidanzato due anni fa a Tenno, ha scoperto che è stata danneggiata la stele che ricorda la giovane vittima trentina di femminicidio.

La famiglia Baroni ha denunciato ai carabinieri l’odioso fatto, per la precisione il furto dei faretti che illuminavano la stele, avvenuto per mano di ignoti al memoriale inaugurato il 24 novembre scorso, in un punto panoramico sul Garda, al Grom di Tenno.

Vedere che qualcuno ha preso di mira il luogo del ricordo e di monito contro i femminicidi, riapre oggi una ferita nella comunità locale. Ai genitori di Alba Chiara è giunto un attestato di solidarietà del nuovo sindaco, Giuliano Marocchi.

Alba Chiara aveva 22 anni quando fu uccisa, il 31 luglio 2017, dal fidanzato Mattia Stanga, anche lui di Tenno, che le sparò con una pistola e poi si suicidò.

La tragica vicenda di sangue aveva purtroppo avuto un seguito di tensioni nel borgo gardesano, che si era spaccato sia sulla definizione dell’accaduto sia sulle forme e sui contenuti della memoria: si discusse della stessa posa del cippo per Alba Chiara e dell’utilizzo del termine «femminicidio», che peraltro descrive semplicemente la cruda realtà di quanto accaduto due anni fa.

All’epoca queste divisioni toccarono anche la giunta comunale, chiamata a decidere sulle iniziative per la memoria: il sindaco Gianluca Frizzi era per la realizzazione della stele ma di fronte a quel clima di spaccature si dimise.

Sul progetto della piccola lapide Tenno aveva vissuto dunque un terremoto politico e culturale che ha proiettato la piccola comunità altogardesana fin nei rotocalchi televisivi nazionali.

Tutto è ruotato attorno a quella stele. La famiglia Baroni aveva chiesto di poterla posare il 20 maggio dell’anno scorso, nel giorno del compleanno di Alba Chiara. Ma i molti «se» e «ma» spuntati ad ogni ipotesi di collocazione, avevano fatto slittare la data.

Non riuscendo a dare una risposta definitiva e certa alla famiglia Baroni, l’allora sindaco Frizzi decise lo strappo: dimissioni ma non prima di aver chiesto a tutto il consiglio di firmare un documento per quella stele. Era fine maggio e in due giorni il vicesindaco riuscì a portare a casa l’unanimità del consiglio, superando così uno scoglio che rischiava di minare ulteriormente non solo la politica locale ma la stessa capacità della comunità di affrontare, capire e superare quanto tragicamente accaduto.

Dopo la buriana mediatica, seguita proprio alla scelta di Frizzi, con le troupe dei telegiornali in giro per il paese a chiedere opinioni e commenti ai residenti, abbastanza sottotraccia il sindaco reggente ha continuato il dialogo con la famiglia di Alba Chiara, incontrandola più volte in municipio.

Fino all’incontro decisivo quando si è stabilito luogo e data della posa della stele: al Grom il 25 novembre scorso, nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Così la lapide di Alba Chiara diventa essa stessa un simbolo di una battaglia culturale e sociale ancora lontana dall’essere vinta, ma che non si può non combattere, per il bene di tante altre ragazze come lei.

Il Grom è luogo particolare per i tennesi. Vi si arriva attraversando il borgo di Frapporta, sfilando accanto a quel capolavoro romanico che è la chiesa di San Lorenzo (e ai suoi cipressi) per arrivare ad una balconata naturale dalla quale si scorge il Garda.
Luogo che in Busa molti possono riconoscere perché è da lì che risplende ogni dicembre la grande stelle cometa che si vede sotto Castel Tenno. E ora anche il sorriso indimenticabile di Alba Chiara.

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