Lorenzo e Andrea a New York, fino in fondo alla maratona

di Davide Pivetti

La maglietta nera con scritto il loro nome, in testa il cappellino e sulle guance il tricolore disegnato. Ma soprattutto un cuore grande che ha battuto forte metro dopo metro per quegli incredibili 42.195 metri affrontati con gli affetti più cari al loro fianco e con il sostegno di migliaia di perfetti sconosciuti pronti ad incitarli per arrivare in fondo alla Maratona di New York.

Lorenzo Zulberti e Andrea Degli Espositi hanno vinto alla grande la loro coraggiosa gara arrivando al traguardo della più famosa maratona del mondo senza mai mollare, senza mai guardarsi indietro.

I due giovani arcensi hanno affrontato l’impresa con la sindrome di Down, dimostrando al mondo che non ci sono limiti se non quelli culturali di chi si crede diverso e migliore pur avendo un cromosoma in meno.

Domenica hanno varcato la linea del traguardo a Central Park con comprensibile orgoglio, loro e dei loro accompagnatori, portando a compimento non solo la gara ma anche il progetto «Road to New York», sostenuto da «Arcese Trasporti», che ne è stata lo sponsor, e organizzato con il «Marathon center» di Brescia guidato dal preparatore Gabriele Rosa, un’istituzione in questo campo.

«È andata benissimo, al di là di ogni previsione - dice al telefono da New York, Aurora Arcese - è stata una bellissima festa, per qualcuno forse era una gara, per noi invece è stata un’avventura. Anche per me, che l’ho affrontata senza un reale allenamento per stare vicino ai ragazzi. La maratona è soprattutto una questione di testa: la città, la gente, ti trascinano fino in fondo. Appena sembra che vuoi mollare c’è subito qualcuno, in gara o nel pubblico, che ti sostiene, ti sprona, ti dice di andare avanti. Trascorrono le miglia senza quasi accorgersene, poi te ne accorgi quando arrivi in albergo la sera».

Andrea e Lorenzo, in realtà, si sono preparati per sei mesi all’evento con allenamenti mirati e periodici. E hanno affrontato la sfida senza timore e senza pensare mai neppure per un attimo di arrendersi, nonostante la grande fatica.

Così Lorenzo ha concluso, accompagnato dal papà Remo, in 6 ore, 38 minuti e 17 secondi, e Andrea assieme alla sorella Giulia e nell’ultimo tratto coi genitori, in 7 ore, 32 minuti e 9 secondi.

Anche per il «Marathon center» obiettivo centrato, quello di dimostrare che l’attività fisica, fatta con criterio e regolarità, fa bene a tutti. E infatti oltre al gruppo di ragazzi con la sindrome di Down (una decina con i due altogardesani) a New York il centro bresciano ha portato anche un gruppo di non vedenti e i ragazzi della comunità di San Patrignano

«Questi ragazzi sono stati fantastici - conclude Aurora Arcese - hanno dato a tutti una lezione di vita incredibile».

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