Fascia lago, i rivani chiedono più verde

di Paolo Liserre

L’idea di un grande parco dalla Miralago sino a quello dell’Òra, comprendendo la «caldissima» area Cattoi nord, sembra più di un semplice sogno o di un auspicio da archiviare come tale. È la richiesta più forte emersa dal rapporto finale del cosiddetto «processo partecipativo preliminare» illustrato l’altra sera nella sala consiliare della Rocca e frutto dell’operazione ascolto avviata nei mesi scorsi dall’amministrazione comunale prima di mettersi a lavorare sui contenuti concreti della variante 13, portarli in commissione e da qui in consiglio comunale per la prima adozione entro la fine dell’anno.
Tutti gli occhi dei presenti erano rivolti al sindaco Mosaner ma era ovvio (e anche giusto) che il primo cittadino non avrebbe anticipato nulla o fatto chissà quale annuncio clamoroso, non era quella né la sede né il momento e un politico navigato come lui lo sa benissimo. Ma coi riflettori puntati su Mosaner da una parte dell’emiciclo e Paolo Signoretti dalla parte opposta, poca attenzione è stata rivolta sui tecnici che metteranno nero su bianco la variante e che qualcosa di sostanziale lo hanno detto o fatto intendere tra la righe. A cominciare dall’ingegner Mariano Polli, urbanista da anni chiamato a collaborare con Palazzo Pretorio in questi passaggi delicatissimi. Polli ha sottolineato come i risultati emersi in questa fase evidenzino «una modificata sensibilità della comunità rivana» rispetto alla pianificazione urbanistica di un comparto così delicato come la fascialago. E ha sottolineato tre tematiche forti d’intervento: la mobilità allontanando le auto dai viali a ridosso del lago con la creazione però di servizi di collegamento; la salvaguardia del verde che deve abbracciare tutto il comparto «Miralago-parco dell’Òra-ex Cattoi nord» rinaturalizzando e valorizzando i flussi d’acqua dei torrenti Albola e Varone nella loro parte finale; l’importanza strategica in questo contesto proprio dell’ex Cattoi nord (proprietà privata), per la sua centralità rispetto al cono visuale verso il lago e dove si potrebbero prevedere al massimo limitate «strutture di servizio» ludico-sportive.
Una direzione abbastanza chiara che piace ad ambientalisti e parte della maggioranza di governo e che è emersa da numerose richieste dei portatori d’interesse. Nelle 36 pagine del rapporto finale pubblico da ieri mattina sul sito del Comune, c’è di tutto e di più. Anche le categorie economiche (albergatori, commercianti, pubblici esercenti) rimarcano la necessità di tutelare il verde il più possibile prevedendo eventualmente strutture leggere ludico-ricreative per residenti e turisti, strutture legate al tempo libero, all’acqua e al wellness. L’ipotesi di un parco pubblico esteso ricreativo-didattico è quella che ha trovato i maggiori consensi, molti di più di uno stesso parco pubblico con servizi appunto legati a wellness, outdoor e tempo libero. Ancora meno (4) l’idea di un parco pubblico concedendo però l’edificazione residenziale-commerciale privata, lo stesso numero di consensi avuto dall’ipotesi di attivare una procedura di esproprio. Sul trasferimento o meno del campo sportivo sono emerse situazioni contrapposte tra chi vorrebbe liberare quell’area pur mantenendola a verde e chi invece ritiene che il campo debba rimanere dov’è. E tra i contributi presentati ce n’è anche uno che rilancia l’ipotesi di una «caserma unica della Protezione Civile» ad Arco riunendo i corpi dei Vigili del Fuoco di Arco, Riva, Torbole e Tenno.

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