Piscina Meroni, la gestione passa ad Apm

di Paola Malcotti

Che ne sarà della convenzione stipulata tra la Amici Nuoto Riva e l’Azienda sanitaria per l’attività acquatica a bambini portatori di handicap? Quali saranno i costi dei corsi per le scuole? Chi si occuperà della preparazione agonistica dei circa 300 atleti che finora si sono avvalsi della storica associazione? Il personale verrà assunto tramite concorso o su chiamata diretta? Come potrà un’azienda specializzata nel servizio parcheggi occuparsi anche della gestione di una piscina pubblica? Sono solo alcune delle domande sollevate in aula in occasione della discussione prevista all’ordine del giorno relativa alla delibera di affidamento alla società AltoGarda Parcheggi e Mobilità del servizio pubblico offerto dalla piscina comunale «Meroni». Una delibera approvata con 12 voti favorevoli, sui quali ha pesato l’astensione di Mirella Serafini e Marco Martini, del Patt, che assieme ad altri colleghi di maggioranza, tra cui Giuseppe Giuliani e Silvia Betta, non hanno taciuto le proprie perplessità sul futuro dell’impianto sportivo. Perplessità che sono andate ad aggiungersi a quelle ribadite, ancora una volta, dall’opposizione, e che non hanno fatto altro che confermare i dubbi espressi negli ultimi mesi da una fetta consistente del consiglio comunale rivano. «Non possiamo esimerci dal considerare tutti gli aspetti sociali garantiti sul territorio dalla piscina - ha detto Luca Grazioli, chiedendo cautela e il rinvio della delibera - compreso quello del futuro dell’Amici Nuoto Riva, che a causa di questa nuova impostazione gestionale andrà a morire. Senza dimenticare gli aspetti economici, per non doverci trovare un domani di fronte all’ennesimo caso di aggravio alle casse pubbliche e di conseguenza alle tasche della cittadinanza».
«Non vogliamo eliminare nessuno, tanto che molto probabilmente la società sportiva diventerà partner di Apm e non diretta concorrente - la risposta del sindaco - La nostra volontà è quella di aprirci a qualsiasi collaborazione e nel contempo di garantire continuità del servizio. La modalità di gestione in-house ci permetterà inoltre di ottimizzare i costi senza dover metter mano alle convenzioni già in essere, alle collaborazioni con scuole, enti o altro».
«Abbiamo aggiornato le tariffe adeguandole all’indice Istat e anche così rimangono tra le più basse in Trentino - ha aggiunto l’assessore Alessio Zanoni - La piscina è di tutti e il Comune non può accettare il monopolio da parte di una sola associazione. Vogliamo valorizzare la struttura e l’attività, trovare sinergie sul territorio e dare dignità a tutto ciò che ruota attorno all’impianto: la modalità in-house è una scommessa in cui crediamo». «Questo sarà possibile grazie alle esperienze maturate dai gestori attuali ma separando le attività agonistiche da quelle didattiche e ludico-ricreative - ha concluso il presidente di Apm Pierluigi Bagozzi - L’idea è quella di occuparci del “contatto” con i fruitori della piscina per quanto riguarda la sicurezza, gli aspetti igienico-sanitari, l’accoglienza, la tenuta dei corsi di acquaticità, lasciando alle società sportive l’organizzazione della propria attività di allenamento. La mission è di estendere il più possibile la fruizione della piscina, garantendo un utilizzo libero dell’impianto a chiunque lo desideri. Vengono confermati i presupposti e la filosofia della gestione attuale, con l’intenzione di riservare spazi acqua adeguati allo svolgimento di attività agonistiche alle società che ne faranno richiesta».


Quando si parla di piscina, il dibattito finisce puntualmente (e giustamente, ci mancherebbe altro) per toccare il nocciolo della questione: l’Alto Garda e Ledro è uno dei pochi territorio della provincia di Trento (se non l’unico) che non ha una struttura al passo coi tempi in grado di dare risposte plurime ad un’utenza in costante crescita e che non è ovviamente soltanto rivana. Detta in parole povere, serve una struttura sovracomunale così come in questi anni ne sono spuntate un po’ ovunque in giro per il Trentino. L’assoluta necessità è stata ribadita anche l’altra sera in consiglio dal sindaco Adalberto Mosaner che ha rammentato quanto da lui stesso fatto presente mesi addietro in occasione dell’audizione da parte della quarta commissione legislativa provinciale. Il problema, come ha ricordato lo stesso sindaco, è che in questi anni si è oscillato tra annunci e progetti mancati, a cominciare dalla vicina Arco e dal coinvolgimento di privati (vedi Arcese) che poi non si è concretizzato. «L’ho detto e ribadito in commissione provinciale - ha sottolineato Mosaner - Il territorio ha bisogno di un centro natatorio sovracomunale, una struttura che comunque non costerebbe meno di 10 milioni di euro. Un centro al quale tutti gli enti del territorio partecipano, sia ben chiaro. Tutti gli enti locali devono fare la loro parte. Perché una struttura sovracomunale di una certa portata (tipo Acquarena o similari) avrebbe un costo di gestione di 350-400 mila euro annui, una spesa corrente che il Comune di Riva non è assolutamente in grado di sostenere da solo. Andremo in default, non lo possiamo assolutamente fare». Comunque la legislatura provinciale è agli sgoccioli. Da qui ad ottobre magari di promesse se ne sentiranno tante, poi verrà il momento di verificare se dalle parole qualcuno passerà veramente ai fatti. Perché ormai il tempo è scaduto.


 «La ricerca della collaborazione con l’Amici Nuoto Riva è stata perseguita costantemente». Lo ha voluto precisare nella sua dichiarazione di voto il sindaco Mosaner che ha poi aggiunto: «Noi siamo stati e siamo sempre aperti al dialogo. Sono state provate tutte le strade possibili. Mi auguro che la collaborazione possa avvenire, non per i dirigenti (che cambiano) ma per tutti i genitori che svolgono quella attività avendo come riferimento quell’associazione sportiva».

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