Condannati a 2 anni falsi amici che tentarono estorsione

Due anni di reclusione con sospensione della pena e quindi con tutti i benefici di legge visto che si tratta di persone incensurate. Questa la pena comminata ieri mattina dal giudice del tribunale Riccardo Dies a carico di una donna rivana di 57 anni e del suo convivente di origine toscana di 52 accusati (e per questo condannati) di «circonvenzione d’incapace» e «tentata estorsione» ai danni di un operaio di Riva di 56 anni, uomo semplice, mite e sensibile, che si era fidato di loro e a più riprese aveva consegnato svariate somme di denaro per un ammontare complessivo di circa 30 mila euro. Il fascicolo d’inchiesta era nelle mani del sostituto procuratore Valerio Davico ma al termine della requisitoria di ieri in aula è stato il collega Fabrizio De Angelis a chiedere la condanna dei due imputati a due anni e mezzo di reclusione.

La vicenda era emersa nel luglio di due anni fa, dopo quattro mesi di indagini da parte del Nucleo investigativo provinciale dei carabinieri guidato dal capitano Andrea Oxilia, a lungo comandante del Nucleo operativo dell’Arma a Riva. Il tutto parte da una provvidenziale segnalazione di una dipendente delle Poste di Riva e il lavoro degli investigatori ha consentito di raccogliere elementi probatori che hanno poi retto al passaggio del processo, come testimonia la sentenza di ieri rispetto alla quale le rispettive difese hanno comunque già preannunciato appello. La vittima e la donna si conoscono sul posto di lavoro e diventano amici. Ad un certo punto lei gli dice che deve operarsi agli occhi ma che non ha soldi e l’uomo le dà quasi 10 mila euro.

La donna si trasferisce a Siena, va a convivere con l’altro imputato e anche quest’ultimo bussa a quattrini dall’uomo raccontandogli che gli è morta la mamma ma non ha i soldi per farle un degno funerale e seppellirla. La vittima disinveste alcuni risparmi, garantisce che potrà dar loro 30 mila euro ma alla fine ne consegna «solo» 22 mila. I due imputati vanno oltre. Il loro progetto è di comprar casa a Siena e puntano a farlo coi soldi dell’operaio rivano, cercando di convincerlo a vendere la sua a Riva. Compravendita che non va in porto grazie al provvidenziale intervento degli investigatori.

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