Casa degli ulivi, piccoli alloggi per tamponare l'esclusione sociale

di Roberto Vivaldelli

Si chiama «Casa degli Ulivi» ed è la nuova struttura capace di dare un supporto concreto alla lotta alla povertà. Ricavata all’interno della nuova Villa San Pietro di Caneve, lo spazio è dato in comodato d’uso gratuito dal Comune di Arco alla cooperativa sociale Arcobaleno che, in collaborazione con il servizio socio assistenziale della Comunità di valle, gestisce il servizio di «Casa Alloggio a media protezione», una piccola struttura residenziale che ospita temporaneamente persone al limite dell’esclusione sociale.

La residenza - che prima trovava posto presso l’ex Macello di Arco - è stata presentata ieri con una cerimonia d’inaugurazione alla presenza delle istituzioni, tra cui la presidente della cooperativa Arcobaleno Chiara Dossi, la coordinatrice del servizio residenziale Francesca Bove, Romano Turrini, presidente della Caritas decanale di Arco, il parroco di Arco Don Walter Sommavilla, il sindaco Alessandro Betta e gli assessori Silvia Girelli e Stefano Miori, l’assessore del Comune di Riva del Garda Alessio Zanoni, l’assessore del Comune di Dro Marina Malacarne, il presidente della Fondazione Roberto De Laurentis, la responsabile del servizio socio-assistenziale della Comunità Costanza Fedrigotti, il presidente del consiglio comunale Flavio Tamburini, i consiglieri Andrea Ravagni e Tommaso Ulivieri, e Roberto Pallanch, direttore dell’ufficio pianificazione della Provincia.

Sono sette le camere, provviste di bagno e di tutti i comfort, ricavate all’interno della nuova Villa San Pietro e destinate ad altrettante persone bisognose, con la novità di uno spazio comune e cucina in cui gli operatori della cooperativa possono organizzare numerose attività per gli ospiti accolti.

«Si chiama “Casa degli Ulivi” perché richiama la bellezza di questo spazio straordinario - ha spiegato Chiara Dossi - il passaggio qualitativo dalla vecchia casa alloggio a questa è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di un servizio essenziale per la nostra comunità, che si occupa di lotta alla povertà e all’emarginazione, che esiste dal 1999 e di questi tempi assume ancora più importanza. Accogliamo le persone sulla base delle loro fragilità per costruire un percorso che un giorno le riporti alla vita cittadina».

«Il progetto viene rinnovato ogni anno - ha affermato Francesca Bove - e ha come obiettivo quello di rispondere ai bisogni del territorio. Fondamentale è riuscire a portare la persona in un contesto di benessere duraturo per supportarlo una volta fuori. La nostra parola d’ordine è flessibilità».

«La presenza nutrita di istituzioni conferma l’importanza di questo progetto che guarda alle persone che questa società tende ad escludere», ha detto il sindaco Betta, sottolineando che «questa è un’operazione perequativa con la quale l’amministrazione è riuscita a dare per 20 anni questi spazi ad Arcobaleno e alla Croce Rossa».

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