Villaggio del Gusto, più gente meno incassi

di Paolo Liserre

«Il Villaggio del Gusto è un format vincente, anche i dati di quest’anno lo confermano nonostante una logistica stravolta e un’impostazione di base che di fatto ha voltato le spalle alla città. Noi ci siamo e continuiamo ad esserci ma bisogna mettere le cose in chiaro già in primavera perché non si può arrivare al 20 ottobre e cambiare le carte in tavola senza nemmeno interpellarci». 

L’edizione numero due è andata in archivio e per promotori e organizzatori del «Villaggio del Gusto» (il mercatino di Natale di Riva del Garda dedicato ai sapori e alle specialità della gastronomia trentina) è tempo di tracciare bilanci. E togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. I numeri sono più o meno in linea con il trend provinciale: la gente viene e ne viene anche di più ma il volume d’affari è diminuito rispetto a dodici mesi or sono. Il dato delle presenze, come ha precisato Flavio Biondo (presidente dei Ristoratori all’interno di Confcommercio Alto Garda e Ledro), è dato dalla moltiplicazione del numero di scontrini emessi per 2,5 contro il dato medio nazionale che si usa solitamente che è di 3,7 («Siamo stati volutamente più bassi» osserva Biondo). Risultato, le presenze quest’anno hanno toccato quota 91.788, oltre tremila in più rispetto all’anno scorso. Un incremento del 3,5% al quale però fa da contraltare una flessione del 10% in termini di incassi con scontrini più «leggeri» (3 euro la media di spesa) rispetto all’anno scorso e un incasso medio per casetta di 12.000 euro. Ponte dell’Immacolata e Notte di S. Silvestro sono stati i momenti clou. 

Numeri che parlano di un’offerta che piace, un’offerta peraltro che mette in vetrina prodotti e produttori del territorio e contribuisce non poco alla valorizzazione e alla promozione d’immagine di tutto il Trentino. Ma i «ma» ci sono stati quest’anno e Claudio Miorelli (presidente di Confcommercio), Francesco Armanini (presidente della Strada del Vino e dei Sapori), Francesca Lorenzi e Flavio Biondo, non li nascondo di certo pur non facendo polemica fine a sé stessa ma ragionando per far sì che l’edizione 2018 sia ancora più accattivante e di successo. «I numeri che abbiamo registrato sono tutto sommato soddisfacenti - sottolinea Armanini - Dico tutto sommato perché sono buoni nonostante gli stravolgimenti nella logistica e la mancanza di una regia che coordinasse tutto. A quelle realtà economiche che affittano le casette, e spendono soldi loro, non si può dire alla fine di ottobre che bisogna cambiare tutta la disposizione. Per questo il nostro auspicio è che si possa ragionare subito sulla prossima edizione e stabilire un piano chiaro già entro la primavera». 

«In questa proposta ci abbiamo sempre creduto e ci siamo spesi tutti con convinzione, serve al territorio e alle aziende - incalza il presidente di Confcommercio Claudio Miorelli - Ma non è possibile stravolgere il programma il 20 ottobre, tra l’altro stringendosi invece che allargandosi. Quel muro di verde attorno al recinto del Villaggio è stato veramente agghiacciante e di atmosfera natalizia nella città in generale non ce n’è stata traccia». Le ragioni di «sicurezza» e le misure antiterrorismo hanno imposto una dislocazione diversa delle casette «ma - sottolineano gli organizzatori - la mancanza di continuità con Piazza Battisti, viale Dante e viale Roma, come l’anno scorso, ha di fatto tagliato fuori una parte essenziale della città. Si è creato un “recinto”, il resto è rimasto fuori». Un concetto sottolineato con forza da Flavio Biondo secondo il quale «questa location ha dato l’impressione che il Villaggio avesse voltato le spalle alle categorie economiche e agli esercenti della città». 

A giudizio di Miorelli la strada da percorrere è quella di potenziare il ruolo dei Consorzi, ritrovando una forte coesione e un dialogo con «soggetti preposti a questo e che percepiscono soldi pubblici proprio per questo». Un più efficace, costante e produttivo livello di comunicazione tra Consorzi (a cominciare da quello di Riva ma senza escludere Arco e Torbole) e aziende ribadito anche da Francesca Lorenzi. Infine una leggera «stoccata» al Comitato Befana Subacquea col quale c’erano stati dissapori anche l’anno scorso: «Per tenere aperte le casette il giorno dell’Epifania, senza le limitazioni dell’anno scorso, ci è stata chiesta un’offerta. Bene, però l’offerta l’hanno decisa loro, 60 euro a casetta. Quantomeno sul metodo forse non ci siamo...». <+firma_coda>P.L.<+testo>

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