Discarica Vermione, sequestro totale Piombo, cromo e floruri tra le ipotesi dell'Appa

di Davide Pivetti

Questa volta i sigilli sono per tutta l'ampia discarica del Vermione, 300 mila metri cubi di cui circa i due terzi già utilizzati negli ultimi vent'anni prima come discarica di inerti solo per l'Alto Garda e poi a disposizione di un bacino d'utenza più ampio, che vi ha portato conferimenti da mezza Italia. Gli uomini del Nucleo operativo specialistico forestale (Nosf) sono saliti a Tenno con il decreto di sequestro firmato dalla magistratura. Hanno chiuso la discarica, posto i sigilli e dato le chiavi al sindaco di Tenno, Gianluca Frizzi, chiamato sul posto in qualità di custode giudiziario della discarica sequestrata. 

È l'epilogo di una vicenda che ormai si trascina da anni. Già due i sequestri parziali operati dalla Forestale, con altrettanti approfondimenti effettuati assieme all'Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) al fine di rintracciare nei materiali conferiti al Vermione anche sostanze che lì non dovrebbero essere portate. Nell'ultimo anno, in particolare, l'attività di vigilanza si è fatta particolarmente intensa, con controlli ai carichi in arrivo, veri e propri pedinamenti dei mezzi pesanti giunti da fuori Trentino per scaricare a Tenno, campionamenti. I carotaggi effettuati in luglio, in particolare, avrebbero fornito le informazioni utili per procedere con il sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Rovereto. L'ipotesi formulata da Forestale e Procura è sempre la stessa: in discarica finirebbero materiali diversi dalle «omologhe» attive per il Vermione. Precise e severe prescrizioni permettono di confervi solo determinati scarti. Lo stesso gestore - la «Ge.Di srl», subentrata alla «Alto sas» - dovrebbe effettuare periodici e autonomi controlli. L'attenzione di forze dell'ordine e magistratura non è però solo nei confronti del gestore; risulterebbero infatti indagati altri soggetti, cioè produttori e trasportatori dei materiali giunti in discarica. Per tutti l'ipotesi di reato, al momento, è quella di «discarica non autorizzata», ma la posizione dei vari soggetti coinvolti potrebbe complicarsi se le analisi dovessero dimostrare l'effettivo inquinamento del suolo, della falda acquifera o dell'ambiente circostante. 

Le ipotesi sulle quali lavorano gli uomini del Nosf e i tecnici dell'Appa riguardano la presenza di piombo, cromo esavalente, idrocarburi aromatici e floruri e dovranno essere confermate da future analisi. Al centro dell'indagine ancora una volta carichi di materiali giunti da Lombardia ed Emilia Romagna. Proprio il sommarsi dei vari conferimenti potrebbe rendere più difficile l'inviduazione delle esatte responsabilità in capo a chi ha portato a Tenno eventuali sostanze non ammesse. La Provincia, con i risultati delle analisi completi, dovrà decidere se inserire l'area nei siti inquinati e metterla in sicurezza con qualche forma di bonifica.
L'amministrazione tennese ha accolto come un sollievo il sequestro totale. I rapporti col gestore non erano buoni e già in un'occasione la giunta ha fatto valere la fideiussione recuperando 10 mila euro di canoni non pagati. Altri 20 mila sarebbero in fase di recupero nello stesso modo.

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