Caso Stampini, la Corte «scongela» solo la pensione

I giudici contabili hanno accolto in parte il ricorso contro il sequestro cautelare dei beni dell'ex facente funzioni dell'ospedale di Riva, indagato per esercizio abusivo della professione

di Paolo Liserre

La Corte dei Conti di Trento ha disposto il parziale dissequestro di parte dei beni di Andrea Stampini, l'ex facente funzioni di primariato presso il reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Riva del Garda, sotto inchiesta dal luglio scorso da parte delle procure di Venezia e Vicenza per «esercizio abusivo della professione» in quanto avrebbe operato come medico-chirurgo per quasi quarant'anni senza aver mai conseguito la laurea e la conseguente specializzazione.

I giudici hanno così accolto il ricorso presentato dal legale di fiducia di Stampini (l'avvocato Davide Zanforlini di Ferrara, città natale dello stesso indagato) «liberando» e quindi restituendo all'accesso dell'indagato, nello specifico quattro quinti del trattamento pensionistico di cui aveva goduto Stampini sino al provvedimento di sequestro conservativo disposto nel dicembre scorso dalla Procura della stessa Corte dei Conti. 

Restano invece sotto sequestro gli altri beni personali e patrimoniali del professionista ferrarese, così come dal provvedimento originario eseguito per conto della Procura contabile dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Trento, il 7 dicembre scorso. Nello specifico si tratta di un appartamento e di due box di proprietà a lui intestati a Bassano del Grappa, sua ultima sede di lavoro prima di andare in pensione (nel 2014) per un valore commerciale di 421 mila euro. Una cifra comunque notevolmente inferiore, praticamente la metà, del presunto danno erariale calcolato e contestato a Stampini dalla Procura generale presso la Corte dei Conti di Trento. Un danno di 798 mila euro, cifra che corrisponde agli stipendi percepiti durante il periodo di lavoro quale medico-chirurgo presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell'ex ospedale di Riva, dal marzo 1985 al novembre 1997. Tra l'altro, prima ancora del provvedimento della Procura contabile, del sequestro e di quest'ultimo provvedimento di parziale dissequestro, i carabinieri dei Nas di Treviso avevano quantificato in 2 milioni e mezzo di euro la cifra che Stampini dovrebbe restituire in termini di stipendi percepiti da tutte le strutture in cui ha lavorato. In 36 anni, dal 1979 al 2015, Stampini ha operato presso l'ospedale di Portomaggiore, in quello di Riva del Garda appunto, per l'Usl 3 di Bassano del Grappa e in forma di libera collaborazione professionale per quello di Dolo, in provincia di Venezia. 

Nel frattempo sia la difesa di Stampini che l'Unione Consumatori e il tribunale per i diritti del malato di Venezia (dove dalla denuncia di una famiglia si è poi sviluppata l'inchiesta che ha portato a scoprire che il professionista ferrarese non si sarebbe mai laureato) attendono la chiusura delle indagini da parte delle Procure interessate, a cominciare appunto da quella lagunare, partita per prima. Le indagini difensive condotte dal legale di fiducia hanno portato al recupero di un solo documento ufficiale, quello del giugno 1978, ma non a quelli che lo stesso Stampini avrebbe prodotto all'ospedale di Portomaggiore (sua prima sede di lavoro), pochi mesi prima di approdare a Riva del Garda.

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