Torbole, il «Moby Dick» abbassa la saracinesca

"Ne siamo sicuri, questa attività non sarà avara di soddisfazioni". Era il 16 aprile 1988, quando sulle righe del nostro giornale si salutava così l'inaugurazione del "Moby Dick", un piccolo bar "giovane e nuovo" che sarebbe poi diventato un punto di riferimento per l'alto Garda. E che, purtroppo, con questo mese chiude i battenti per sempre

di Danny Dusatti

mobyTORBOLE - "Ne siamo sicuri, questa attività non sarà avara di soddisfazioni". Era il 16 aprile 1988, quando sulle righe del nostro giornale si salutava così l'inaugurazione del "Moby Dick", un piccolo bar "giovane e nuovo" che sarebbe poi diventato un punto di riferimento per l'alto Garda. E che, purtroppo, con questo mese chiude i battenti per sempre. L'autore dell'articolo non sbagliava. Le soddisfazioni, considerata la vita media dei locali notturni, non sono sicuramente mancate. Tuttavia, ventisei anni più tardi è assolutamente riduttivo parlare di "attività".


Il "Moby" è stato qualcosa di più simile ad un'avventura, un'esperienza di vita, plasmata e costruita dalla mente e dalle mani di Walter Pilo, già padre del "Cutty Sark" degli anni ‘80. Un luogo che ha saputo coniugare lo spirito del pub turistico con quello di una famiglia allargata, dove per tantissimi il rito della birretta o del Mojito in compagnia era un appuntamento irrinunciabile, che andava oltre il classico rapporto di clientela. Si fa un gran parlare di luoghi di aggregazione e socialità che se ne vanno per sempre, in un mondo sempre più frenetico e ansioso di cambiare. Il Moby Dick era senz'altro uno di questi.


La poesia e il romanticismo, ad ogni modo, finiscono più o meno dove inizia il codice civile. Una forzatura, chiaramente, ma che rende bene l'idea di come un contratto di locazione non rinnovato, irrimediabilmente, ponga la parola "fine" anche in calce ad una storia di assoluto successo.
«Non c'è niente di male in tutto questo – commenta laconicamente Pilo – d'altra parte ognuno a casa propria è libero di fare ciò che vuole, di cambiare. Comunicare questa notizia ai clienti storici è stato doloroso ma allo stesso tempo gratificante. Vedere la gente che ti saluta, incredula, con un abbraccio e un "grazie" è una cosa fantastica».


L'ultima apertura, di fatto, ha coinciso con l'edizione di Expo Riva Schuh della scorsa settimana, dal momento che gli "scarpari" sono sempre stati clienti fissi del Moby. E' comunque incalcolabile il numero di vite che si sono incrociate sotto lo sguardo protettore della polena a seno nudo, il simbolo leggendario che si stagliava all'ingresso del locale. Il Moby ha sempre goduto di una clientela trasversale, dai giovanissimi ai più maturi, «tanto che – sottolinea Pilo – è capitato addirittura di servire i nipoti dei miei primissimi clienti».

 

Emblematico anche il fatto che Armin, il figlio del titolare che nelle ultime stagioni aveva preso in mano le redini dell'attività sotto la guida del padre, non fosse ancora nato, quel giorno del 1988. Va da sé che il colpo, per una zona già flagellata dalla cronica scarsità della famosa e ampiamente fraintesa "movida", è molto duro. La tristezza che certamente accompagnerà la notizia è alleviata dalla precisazione, accompagnata da una fulgida occhiata, di Pilo: «Questo è un arrivederci, comunque». Non si sa altro, ma l'affermazione suona più come una promessa, che come una frase di circostanza. Nel frattempo la famiglia Pilo sarà piuttosto impegnata con le attività a Nago (il Fortino) e a Riva. Perdiamo più di un bar. Ce ne sono parecchi, di bar. Ma solo un Moby Dick Torbole.

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