Vigolana: i cinghiali invadono i giardini e la gente ha paura

di Giacomo Poletti

I cinghiali stanno invadendo la Vigolana: una presenza fino a un paio di anni fa circoscritta, che tuttavia negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni inedite, con gli animali ormai divenuti confidenti e a pochi metri dalle case.

Solo nell’ultima settimana, sono due gli episodi eclatanti da segnalare. Il primo è avvenuto a Pian dei Pradi, nel giardino di Sandro Gremes: un branco di cinghiali ha letteralmente arato il prato a non più di sei/sette metri dalla porta di ingresso dell’abitazione, in un punto ben illuminato, fra le case e la strada. Ai Campregheri, invece, i cinghiali (nella foto) non temono nemmeno i fari puntati o le persone: «Dopo due sere che li sentivamo nel prato sotto casa, siamo usciti sul balcone puntando un faro. I cinghiali non si sono mossi e hanno continuato a mangiare noci come nulla fosse» spiega una residente.

Fra Campregheri, Pian dei Pradi e le frazioni di Centa gli avvistamenti sono ormai all’ordine del giorno e ora i residenti hanno paura ad uscire di casa di sera. I cinghiali sono animali abbastanza imprevedibili. Di giorno è come se sparissero, nascondendosi sui pendii incolti, fra i rovi o nei greti più irraggiungibili lungo la val del Centa. Escono poi di sera alla ricerca di cibo, cambiando zona ogni notte o quasi. Il controllo della specie è demandato ai cacciatori autorizzati (i cosiddetti «controllori», che nella sezione di Centa sono una decina): fra moduli da compilare e limitazioni orarie, il loro non è però un compito facile.
Il tasso di riproduzione degli animali (una scrofa riesce a fare due cucciolate l’anno da 3-12 piccoli, che a loro volta raggiungono la maturità in un anno) resta così molto maggiore rispetto alle catture. A Uezi, una frazione di Centa, non c’è un prato che non sia stato visitato dai prolifici onnivori.

A rischio - dopo la strage di piante della tempesta Vaia - pure l’imminente raccolto di castagne: chi le coltiva già lo scorso anno arrivò a cambiare abitudini di raccolta per evitare di lasciare i frutti a terra di notte. Quest’anno, le poche piante rimaste in piedi a Centa sono assediate appena cala la notte. Il locale Consorzio di miglioramento fondiario ha espresso preoccupazione per i danni ai pascoli causati proprio dagli «scavi» prodotti con il muso da questi animali in cerca di cibo.

Secondo gli esperti, i boschi distrutti da Vaia fornirebbero un habitat ideale ai cinghiali anche perché il lupo, in Appennino antagonista naturale della specie, qui non incide ancora nonostante sia tornato alla grande. Dopo la soppressione del Comitato faunistico provinciale, la competenza sul tema è ora della giunta provinciale: il recente tavolo tecnico fra Dipartimento Agricoltura, Servizio Foreste, cacciatori e le principali associazioni di categoria del mondo agricolo ha portato a una semplificazione delle procedure e al potenziamento degli interventi dei «controllori». Un contrasto considerato però ancora troppo modesto dalla popolazione, preoccupata per i danni alle colture e per la sicurezza, in una zona già devastata dalla tempesta Vaia di un anno fa che ha abbattuto ampie porzioni di bosco proprio fra Frisanchi, Pian dei Pradi e Centa.

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