Un solo parroco per Pergine e convento in dismissione. Tisi: «Una sfida per tutti»

di Luigi Oss Papot

«Un alto momento di confronto per discernere il delicato momento delle comunità»: solo da questa breve battuta si potrebbe capire quando la situazione delle comunità parrocchiali del perginese sia più che mai complessa attualmente. Così l’arcivescovo monsignor Lauro Tisi, intervenuto l’altra sera a Pergine, ha descritto il primo incontro di tutti i consigli pastorali delle 11 parrocchie del perginese affidate a don Antonio Brugnara (Pergine, Masetti, Zivignago, Roncogno, Costasavina, Susà, Canale, San Vito, Santa Caterina, Ischia e da fine ottobre anche Canezza, come amministratore parrocchiale) alla luce dell’ormai visibile difficoltà nel raggiungere tutte le comunità con una messa domenicale.

Un incontro non decisionale, ma che è servito per gettare le basi di un lavoro comune che nel corso del mese di ottobre porterà ad una revisione di tutto l’impianto delle messe di queste parrocchie, tenendo conto delle forze (poche) disponibili. Una revisione che, bene o male, interessa sulla carta, stando all’Annuario Diocesano, circa 17.500 persone.
«Dobbiamo ripensare i criteri per la vita delle comunità - ha esordito don Lauro - che in prospettiva non coincideranno più con i confini della parrocchia. Ma la difficoltà del momento può diventare anche occasione di rilancio. Si può dire che ora la realtà è arrivata prima delle idee, quello di cui nove mesi fa stavamo discutendo come futuribile, è già qui». Molti i fattori che, in breve tempo, hanno portato a questa situazione di emergenza: la malattia di don Dario Sittoni, che il 27 ottobre prossimo lascerà la guida della parrocchia di Canezza; la malattia di don Gino Boninsegna, collaboratore pastorale attualmente in convalescenza che al rientro dovrà essere alleggerito da certi impegni; la notizia che, entro massimo 3 anni, i frati francescani lasceranno Pergine, con il convento in chiusura (ed il conseguente ripensamento dei loro servizi a favore delle strutture sanitarie di Pergine); la partenza della comunità dei padri Giuseppini, che da Calceranica andranno a Lavis, in oratorio, dove potranno approfondire al meglio il loro carisma verso i giovani anche a Pressano, Giovo e Cembra.
Tirando le somme, a breve potrebbero trovarsi solo due sacerdoti (don Antonio Brugnara ed il vicario parrocchiale don Paolo Vigolani) pienamente attivi per un vasto territorio. Per questo, il vescovo ha annunciato che in aiuto al perginese arriverà, il sabato e la domenica, don Tiziano Telch, rettore del seminario e delegato per l’area annuncio e sacramenti dell’Arcidiocesi.
Il lavoro di ripensamento inizierà già lunedì 7 ottobre, con i rappresentanti delle varie parrocchie che lavoreranno insieme per completare una prima quadra. «L’idea - ha spiegato poi don Antonio - è quella di suddividere il perginese in 4 sotto-aree, gruppi di parrocchie che in sinergia collaborino, con alternanza di messe domenicali o al sabato sera, e dove magari nascano dei gruppi di preghiera durante la settimana, senza che sia necessaria la presenza del sacerdote. A Natale dove ci sarà la messa della vigilia non ci sarà il giorno dopo, a Pasqua potremo assicurare solo due Tridui. Anche i frati dovranno ridurre le celebrazioni, anche se una volta partiti la chiesa non verrà chiusa. Dopo un primo periodo di prova, faremo un incontro di verifica per aggiustare quello che non va». Innegabile che nelle varie comunità, per la rapidità del susseguirsi degli eventi, regni ancora un generale shock ed anche il timore di perdere punti di riferimento ed occasioni di ritrovo. Esempi simili in altre parti della diocesi sono comunque rassicuranti: la vera sfida, per le parrocchie del perginese, inizia ora.

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