Canzolino, parla l’agente che ha provato a salvarli

di Luigi Oss Papot

«Il marito mi ha guardato, ha detto di non saper nuotare, ed è finito sott’acqua. Li ho visti morire».

È stato tra i primi ad intervenire Julian Valentini, un agente della polizia locale dell’Alta Valsugana in quel momento fuori servizio.
Sono drammatiche le testimonianze di quanti hanno tentato inutilmente di salvare i coniugi morti nelle acque del lago di Canzolino, nella prigione della loro auto: a nulla sono servite le urla dei presenti sulle rive in quel momento, a nulla neanche l’eroico tentativo di Valentini, che si è gettato in acqua.



Marito e moglie, vicini ed uniti anche in questa tragica fatalità, non sono riusciti ad uscire in tempo dall’abitacolo, pietrificati, sotto shock, incapaci di reagire. Una fine terribile, che fa rabbrividire già al solo pensiero, e che nel racconto di quanti hanno assistito alla scena fa correre più di un brivido lungo la schiena.

Appena precipitata la macchina nel lago, l’agente Valentini si trovava a passare di lì in moto, per caso: senza pensarci due volte, lasciata la moto a bordo strada, Valentini si è subito avvicinato al lago, in un estremo quanto eroico tentativo di salvataggio, sfruttando anche un barchino dei pescatori ormeggiato poco lontano per avvicinarsi all’auto: «Sono passato e ho visto la macchina in acqua - ci racconta- e mi sono subito buttato nel lago per cercare di arrivare all’auto. Ma purtroppo si è inabissata ancora prima che potessi raggiungerla. Urlavo, urlavano tutti alla coppia di provare ad uscire, di chiudere almeno i finestrini, ma nulla. L’acqua era già al livello dei finestrini. Sono rimasti bloccati, il marito mi ha guardato, ha detto di non saper nuotare, ed è finito sott’acqua. Li ho visti morire».

Ha poi atteso l’arrivo dei suoi colleghi in servizio, che hanno cercato di mettere ordine nella dinamica di quanto accaduto. Il suo tentativo, estremo, è comunque degno di grande senso civico ed altruismo. Un tentativo purtroppo vano: «La macchina, che dicono essere finita in acqua abbastanza lentamente, si è comunque inabissata molto velocemente, in un attimo era scomparsa sott’acqua. Prima di toccare il fondo poi si è anche ribaltata per via delle gomme piene d’aria, è diventata una trappola».


 

I TESTIMONI: «CI SIAMO SENTITI IMPOTENTI»

L’angoscia è palpabile: gli occhi si arrossano, la voce fatica a uscire, ci si aggrappa ad un tiro di sigaretta. «Ci siamo sentiti impotenti - racconta Andrea Mantovani, che stava pescando e, non appena ha capito quanto stava accadendo, si è tuffato in acqua - È stata una morte in slow motion. Terribile. C’erano con me un altro pescatore e un passante. Abbiamo detto alle due persone a bordo di aprire le portiere, di uscire. Ma loro hanno risposto che non sanno nuotare. Mi sono buttato, ho provato a raggiungere l’auto a nuoto, ma quando ero lì si è inabissata. Non ho potuto fare nulla».

Non riesce a parlare l’altro pescatore intervenuto, Ivan: sono passate due ore dall’incidente e si sfoga sulla spalla di un amico.
«Non sappiamo nuotare»: queste, dunque, le ultime parole della coppia. Quasi una presa di coscienza di quanto stava per accadere. Pio Zampedri non ha più detto nulla, la moglie Nora è rimasta immobile mentre la macchina sprofondava. Nessun grido di aiuto, nessuna azione dettata da un istinto di sopravvivenza. Marito e moglie erano fermi in auto, in silenzio di fronte all’ineluttabile. Nessuna tra le persone accorse sulla riva ha potuto avvicinarsi in sicurezza alla vettura: la macchina, rimasta in bilico qualche secondo, è scivolata in acqua.
«Eravamo in casa quando abbiamo sentito un rumore fortissimo. Ci siamo affacciati al balcone: l’auto stava finendo nel lago. Abbiamo chiamato i soccorsi» racconta una persona che vive in una abitazione vicino al lago.

Nicoletta Bernardi è la titolare dell’hotel ristorante Aurora. Era al lavoro con i suoi collaboratori quando è accaduto l’incidente. Il cuoco Luca Carlin ha dato l’allarme. «Abbiamo visto l’auto galleggiare e poi andare giù - racconta Nicoletta Bernardi - Si sono buttati in acqua due pescatori e l’uomo che aveva parcheggiato il camper poco distante. Un altro uomo ha preso la barchetta parcheggiata qui vicino per tentare di avvicinarsi all’auto, ma non è stato possibile farlo».
Attorno alle 11.30 di ieri nella zona c’era il consueto movimento del mattino: qualche pescatore, alcuni giovani che prendono il sole sulla spiaggetta verso Pergine, numerose persone che in bici o a piedi fanno il giro del lago, coppie che passeggiano con il cane. Si sono ritrovati tutti testimoni della tragedia, tutti coinvolti emotivamente in quanto stava accadendo. «Abbiamo chiamato subito i soccorsi - ripetono - Alcune persone si sono tuffate. Ma davanti alla scena dell’auto che si inabissava ci siamo sentiti impotenti».

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