Abbattuti 126 cinghiali per contenerne l'espansione

di Luigi Oss Papot

La diffusione del cinghiale, in Alta e Bassa Valsugana, sta proseguendo con sempre più velocità ed il controllo eseguito dai cacciatori delle varie riserve rappresenta un importante freno a questa espansione.
Se n’è parlato a Pergine, durante un incontro organizzato dall’associazione dei cacciatori trentini aperto alle «doppiette» della Valsugana.

A coordinare i lavori il vicepresidente dell’associazione trentina, Matteo Rensi, con il tecnico faunistico Sandro Zambotti. Lo scopo della serata era quello di illustrare le novità per la caccia al cinghiale introdotte dalla giunta provinciale con la recente disciplina per il controllo della specie.

È stato infatti previsto che durante il controllo definito ordinario (dall’1 maggio al 30 giugno e dal 16 agosto al 31 dicembre) si possa cacciare un’ora prima dell’alba e due ore dopo il tramonto previa denuncia dell’uscita il giorno precedente: una misura questa che vuole agevolare la cattura del cinghiale, animale per lo più notturno. Anche il controllo straordinario è stato agevolato, snellendo l’iter burocratico per ricorrere a questa procedura.

La diffusione del cinghiale in Valsugana sta diventando sempre più una «piaga» soprattutto per agricoltori e coltivatori: dopo il loro passaggio su di un campo coltivato infatti, rimane ben poco, e la distruzione è totale, con mesi di preparazione in fumo. Una diffusione ormai pressoché capillare su tutto il territorio che non fa dormire nessuno sonni tranquilli. Il controllo effettuato dai cacciatori va proprio in questo senso.

I numeri resi noti dal vicepresidente Rensi danno l’esatto inquadramento del problema: nel 2018, in Valsugana sono stati abbattuti 126 cinghiali (un terzo dei quali solo nella riserva di Pergine, con 42 capi abbattuti, 10 in più del 2017 e 26 in più del 2016). Quest’anno il numero dei capi abbattuti è destinato ad avere un ulteriore incremento, in quanto nei soli primi sei mesi del 2019 si conta già un centinaio di cinghiali abbattuti in tutta la Valsugana, una trentina solo nella riserva di Pergine, la più attiva sul fronte del controllo di questa specie con 74 cacciatori in possesso del patentino provinciale per la caccia al cinghiale che nel 2018, nel periodo maggio-giugno hanno fatto 620 uscite e altre 875 nel periodo agosto-dicembre per un totale di 1.495 uscite.

Nel perginese, è dal 2013 che è concesso il controllo della specie, ed anno dopo anno aumentano sia le uscite che i capi abbattuti.
Il cinghiale, prima presente sul versante della Marzola, si è poi diffuso anche al monte Orno, con presenze e danni verificati nella campagna fra Masetti e Zivignago, Valar, Vignola Falesina e Compet. Il controllo sulla specie in Valsugana è però possibile solo nei territori di Civezzano, Piné col versante di Costalta, Pergine fino alla Valle dei Mocheni, monte Orno, Levico, Vigolana e tutta la zona a sud del fiume Brenta (la sponda e le montagne fino al confine con il Veneto).

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