«Brutta negra, ti uccido. Te ne deve andare» Minacce, insulti razzisti e aggressioni contro Agitu, pastora in val dei Mocheni

di Andrea Bergamo

Minacce di morte, insulti razzisti, danneggiamenti e persino due aggressioni fisiche. È un incubo ad occhi aperti quello che da mesi sta vivendo Agitu Ideo Gudeta, allevatrice e titolare dell’azienda agricola «La capra felice» a Frassilongo, in Val dei Mocheni. Il suo è un volto noto sul piccolo schermo e sui giornali patinati italiani e stranieri: la sua storia di rinascita e rivincita sulle montagne del Trentino dopo la fuga dall’Etiopia dalla repressione del governo, ha emozionato tantissime persone.

A impedire a questa donna di prendere sonno alla sera, a costringerla a guardarsi sempre alle spalle è una persona che lei conosce. E che non le consente di lavorare serenamente. «Ti uccido, te ne devi andare brutta negra. Questo non è il tuo posto» sono le terribili parole uscite troppe volte dalla bocca dell’uomo che abita non lontano dalla stalla acquistata dalla quarantenne poco più di un anno fa. «“Prima gli italiani” ripetono alcuni politici, e questi sono gli effetti» commenta Agitu, che ha denunciato più volte la situazione, senza che questo personaggio venisse fermato. «I carabinieri stanno facendo il possibile, ma purtroppo pare che in queste situazioni intervenire sia molto difficile» spiega, precisando che l’aggressore «non è un mocheno. Con le persone di questa valle ho un rapporto splendido: hanno fatto il possibile per farmi rimanere qua».

Già nel giugno dello scorso anno l’uomo avrebbe dato alcuni segnali di intolleranza nei confronti dell’allevatrice, che con il suo dipendente e un richiedente asilo che lavora in azienda come tirocinante si prende cura di 180 capre sui pascoli della valle. «Loro sono di colore come me, e quell’uomo si è messo in testa che dobbiamo andarcene. Da un momento all’altro abbiamo perso la nostra libertà: non sappiamo come uscire da questo incubo» dice. Con il passare dei mesi il clima si è surriscaldato e il vicino ha dato seguito alle pesanti minacce. A inizio agosto la donna è stata aggredita alle spalle mentre era sola all’interno della stalla: «Stavo pulendo la mungitrice quando mi ha preso per il collo dicendo “Ti uccido”. Non capivo cosa stesse succedendo, mi mancava il respiro ma in qualche modo sono riuscita a colpirlo alle parti basse e sono riuscita a scappare. I medici mi hanno dato 7 giorni di prognosi».



E ancora: «Non contento, lo stesso giorno ho dovuto sopportare anche il taglio delle le gomme della macchina. Non era la prima volta e in passato aveva preso di mira anche il carro che utilizzo per frequentare i mercati della zona. Sono comunque riuscita a fotografare quell’uomo in azione accanto alla mia vettura».
La seconda aggressione risale invece a meno di dieci giorni fa: «Era il tardo pomeriggio e mi trovavo al pascolo, quando mi ha raggiunto in moto. Quando è sceso dal mezzo e ha iniziato ad avvicinarsi a piedi, ho impugnato il cellulare per filmare l’accaduto. Quando ha alzato la mano mi sono difesa col bastone, ma è riuscito a strapparmelo di mano e sono caduta a terra. Così ha iniziato a premere il legno sul collo. Schiacciava e gridava “Io ti uccido”. Con tutta la forza che avevo in corpo ho usato i piedi per allontanarlo e ho chiamato le forze dell’ordine».

In più occasioni l’aggressore avrebbe lamentato il fatto che il sindaco non vieta all’allevatrice di utilizzare la strada comunale. Non ricevendo ascolto dalle istituzioni, l’uomo avrebbe dunque deciso di fare da sé. «Nel corso del tempo sono accaduti tantissimi episodi: dalla sparizione del cane nel 2017 al ritrovamento due mesi fa di una capra uccisa, alla quale erano state asportate le mammelle. Ero convinta che fosse stato il lupo, ma i forestali mi hanno fatto notare le tracce del taglio con un coltello».

A questo si aggiunge lo stress sopportato dagli animali: «Libera i suoi due cani di proposito per disperdere il gregge, oppure lui stesso scorrazza in moto sui pascoli spaventando le capre. Ci sta perseguitando e per lui siamo ormai diventati un’ossessione».
Agitu Ideo Gudeta chiede di riacquistare la libertà che le è stata tolta: «Temo che prima o poi possa accadere qualcosa di brutto. Vorrei poter lavorare con serenità e girare a testa alta in mezzo ai boschi con le mie capre come facevo una volta. Voglio sentirmi sicura, nessuno può permettersi di venire a casa mia per aggredirmi... Ma io, noi non molliamo. Ho combattuto per la libertà della mia gente e non mi faccio intimidire da un imbecille».


LA SOLIDARIETÀ

Ugo Rossi: Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, esprime «la solidarietà delle istituzioni provinciali» all’allevatrice etiope che ha denunciato di avere subito ripetute aggressioni da parte di un suo vicino.

«Questi atti, a prescindere dagli aspetti che competono alla magistratura e alle forze dell’ordine, vanno assolutamente condannati - scrive Rossi - a maggior ragione perché colpiscono una persona la cui vicenda umana e professionale è diventata, anche al di fuori del Trentino, un simbolo di buona integrazione. Il fatto che Agitu, da rifugiata, abbia trovato il modo di ripartire avviando sul nostro territorio un’attività di allevamento di capre e di produzione di formaggi biologici testimonia del fatto che il Trentino crede nell’accoglienza e nella solidarietà attiva».

«L’auspicio - conclude Rossi - è che questa vicenda possa ascriversi più alla sfera della prepotenza e delle patologie ossessive che al razzismo, una aberrazione del pensiero da cui la nostra comunità solitamente si è sempre tenuta ben distante».

Cgil del Trentino: «Quanto ha denunciato è la dimostrazione di un clima di odio e razzismo che si sta diffondendo anche sul nostro territorio. Un clima alimentato da chi, anche ai vertici delle istituzioni statali, addita ogni giorno gli stranieri come causa di ogni problema, usando parole e adottando atteggiamenti pericolosi perchè contribuiscono a creare terreno fertile per nuove discriminazioni, minacce e aggressioni ad opera anche di singoli individui che potremmo definire ‘problematici’, e forse proprio per questo ancora più suggestionabili da una propaganda che punta tutto sull’odio e sulla paura degli stranieri».

Il Pd:

 

Walter Kaswalder: «I reiterati ed inqualificabili gesti di violenza ed intolleranza a sfondo razziale di cui la donna etiope è stata vittima, confermano la gravità dei tempi nei quali viviamo. Questi richiedono fermezza repressiva, nessuna generalizzazione, specifica individuazione delle responsabilità». Lo afferma in una nota il presidente di Autonomisti Popolari, Walter Kaswalder.
«La valle dei Mocheni - sottolinea Kaswalder - ha conosciuto fatica e lavoro, isolamento fisico e culturale, e li porta dentro con il ricordo di ferite ancora aperte. La comunità mochena conosce perfettamente le difficoltà della convivenza e della integrazione ed è paradossale che sia proprio essa a vivere in questi giorni la notorietà naturale quanto non gradita di una decadenza xenofoba che non le appartiene».

Bruno Dorigatti: «Sincera vicinanza e convinta solidarietà» vengono espresse dal presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti, alla donna che ha denunciato di avere subito minacce e aggressioni a sfondo razzista. Dorigatti denuncia il «reiterarsi di atti ascrivibili al peggiore razzismo ed alla xenofobia più brutale» e auspica «la ferma reazione degli organi di sicurezza, affinchè simili episodi non solo cessino subito, ma vengano anche perseguiti secondo le disposizioni di legge».
«È altrettanto doveroso sottolineare come il Trentino, nonostante il recente diffondersi di crescenti intolleranze - aggiunge Dorigatti - non è, per cultura e per storia, incline al rifiuto dell’altro, chiunque egli sia e da qualsiasi provenienza arrivi ed anzi ne favorisce l’accoglienza, anche secondo le leggi non scritte dell’ospitalità della montagna, memore di una vicenda collettiva segnata fortemente dal tema dell’emigrazione e delle sofferenze che questa sempre trascina con sè». «Lo scriteriato agire della malvagità di un singolo non deve infangare un’intera comunità, che deve essere invece impegnata ad isolare e combattere simili pericolosi estremismi, costruendo nuovi linguaggi di accoglienza e di incontro, non intrisi di odio e di egoismo, secondo la potente lezione di umanità che a noi tutti, credenti o meno, giunge anche dal messaggio quotidiano del Papa», conclude Dorigatti.

Il sindaco Bruno Groff:

comments powered by Disqus