Un centro clinico Telethon all'ospedale Villa Rosa

di Giorgia Cardini

L’ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine potrebbe presto diventare sede di un centro clinico «Nemo» della Fondazione Telethon.
È questo il progetto a cui da qualche mese stanno lavorando, in silenzio, l’assessore alla Salute Luca Zeni, medici, funzionari dell’Apss e  referenti della Fondazione per la ricerca sulle malattie genetiche rare, che ha già aperto quattro NEuroMuscular Omnicenter all’interno di altrettanti ospedali di Milano, Roma, Arenzan e Messina e sta per aprire il quinto a Torino (articolo a destra). Il sesto progetto, in Trentino, sarebbe già in fase avanzata e mancherebbe, di fatto, solo un passaggio: la scelta, da parte dell’Apss, se firmare direttamente il protocollo per la sua attuazione con Telethon o se attivare un bando per la sua apertura (non obbligatorio, però).
I quattro centri clinici «Nemo» attualmente attivi in Italia sono dedicati ai pazienti affetti da patologie neuromuscolari (come le malattie del motoneurone, la Sma, la Sla e le distrofie muscolari) e sono nati appositamente per far fronte a ogni loro esigenza, clinica e assistenziale. Il paziente viene seguito da un’equipe multidisciplinare - composta da neurologi,  pneumologi, fisiatri, psicologi, fisioterapisti,  logopedisti, eccetera - specializzata in questo tipo di patologie e pronta a trattare tutte le peculiarità che esse comportano.
 
Il progetto che riguarda Pergine ha preso il via nei mesi scorsi: la Fondazione Telethon stava cercando un luogo dove aprire un centro di riferimento per il Nord Est e, tramite contatti col neurologo e neurofisiatra Paolo Bortolotti (attivo al Villa Rosa per 34 anni e da lunedì in pensione, come scritto su l’Adige di sabato), è venuta a conoscenza dell’esistenza di un ospedale nuovo e specializzato in riabilitazione neurologica, ma con vasti spazi ancora da occupare: il Villa Rosa, appunto.
 
Così, invece di guardare verso Padova, che pareva essere una delle destinazioni privilegiate, lo sguardo è stato rivolto al Trentino. Dai primi contatti si è passati quindi a ripetuti sopralluoghi all’ospedale di Pergine e alla definizione di massima del progetto, che potrebbe arrivare fino all’attivazione di una ventina di posti letto riservati ai malati di patologie neuromuscolari. Un’attuazione che vedrebbe Telethon protagonista di tutte le fasi: dall’allestimento del centro (lavori strutturali e di arredo inclusi) all’arruolamento e pagamento del personale medico, tecnico e infermieristico necessario, cercando (e sviluppando) però, prima di tutto, professionalità esistenti sul territorio.
Il tutto a spese della stessa Fondazione, che essendo una Onlus, si mantiene grazie alle donazioni e non ha fini di lucro, mentre dal canto suo l’Azienda sanitaria dovrebbe  ampliare il proprio budget attivando nuovi posti letto.
 
Se il dialogo in corso andrà in porto, nel giro di un anno, o forse meno, il centro clinico potrebbe essere aperto: a propendere per la possibilità di allestirlo qui è anche il fatto che la struttura perginese è già un ospedale dove si sperimenta, quotidianamente, l’interazione tra specialisti di branche diverse per poter rimandare a casa e far tornare autonome persone colpite da ictus piuttosto che da altre patologie invalidanti o da incidenti. Dunque, sarebbe molto più semplice ogni collaborazione. 
 
E per il Villa Rosa e tutta la sanità trentina si tratterebbe di un colpaccio: nei centro clinici di Telethon, infatti, non solo si curano e assistono i pazienti, ma si porta avanti anche quella ricerca per cui la Fondazione è nata ed è famosa. Una ricerca che si attua e applica in collaborazione con le università e i poli specializzati locali: quindi, l’apertura del Nemo a Pergine potrebbe costituire un’occasione di crescita anche per l’ateneo di Trento a cui fa riferimento il Cibio (Centro di Biologia Integrata) di Povo, in forte sviluppo dopo la pubblicazione della ricerca relativa al «genome editing», utilizzabile per correggere le alterazioni che si manifestano, ad esempio, in malattie genetiche e tumorali.
 
Inoltre, il polo ospedaliero concepito negli anni Ottanta con l’ambizione di diventare un ospedale riabilitativo di riferimento a livello europeo, costato 56 milioni e con piani ancora da completare, avrebbe davvero la possibilità di essere terminato secondo gli obiettivi originari, mettendo in moto anche possibilità di sviluppo economico e un indotto di tutto rispetto, in grado di cambiare volto all’area perginese.
 
L'assessore Luca Zeni non dà certezze sull'apertura, in quanto le verifiche sono ancora in corso: «Sicuramente - afferma - c’è un forte interesse da parte nostra per attivare una collaborazione possibile, perché il progetto di Telethon è interessante e segue quella che è la vocazione del Villa Rosa. Per ora posso dire che l’Assessorato ha dato mandato all’Azienda provinciale per i servizi sanitari di fare tutti gli approfondimenti necessari a capire con quali modalità possiamo procedere. Ma ci stiamo lavorando già da qualche mese, quindi l’incarico è quello di completare le verifiche a breve: entro un mese potremmo dare una risposta». 
A scanso di equivoci, Zeni aggiunge: «Villa Rosa, come è giusto che sia, ha un ruolo di perno nella riabilitazione perché è una struttura pubblica e il pubblico deve mantenere la regia del sistema».

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