Resa sul castello, ma non definitiva

di Luigi Oss Papot

Una gelida giornata invernale ha accolto ieri la notizia che l'operazione di acquisto popolare del castello di Pergine è stata «temporaneamente sospesa», come recitava il comunicato del Comitato Castel Pergine (l'Adige di ieri) . 
Una leggera nevicata mattutina ha reso evanescente la presenza dall'alto del castello, che inizialmente sembrava essere così vicino ai perginesi, ai 729 sottoscrittori dell'operazione e a tutti quelli che desideravano rimanesse un bene storico aperto a tutti, ma che invece, dal novembre 2017 all'altro giorno si è via via allontanato, diventando improvvisamente simbolo di un'impresa sfuggita per un soffio, di un sogno che si è quasi avverato.
E ora, dopo aver appreso che il futuro del castello di Pergine è nuovamente immerso fra dubbi ed incertezze, è il momento delle domande, molte, che i perginesi e i sottoscrittori si pongono: che cosa sarà del castello? In che mani finirà? Tornerà a riaprire questa stagione? Che sarà dei quasi 200.000 euro raccolti tramite la sottoscrizione? 

Tutti dubbi legittimi, che attendono risposte sia da parte del Comitato Castel Pergine che della famiglia Oss, proprietaria del castello.
Come indicato nel comunicato del Comitato che annunciava l'interruzione della trattativa, verrà convocata «un'assemblea dei sottoscrittori per decidere collettivamente il da farsi, se restituire le somme versate o assumere insieme altre decisioni»: forse di destinare i soldi a qualche altro bene?
Ma le domande che più attendono risposta sono quelle dirette alla proprietà, alle figlie di Mario Oss: a loro è stata addossata di fatto la responsabilità del fallimento (articolo a lato) e sono loro, ora, a dover dirimere i dubbi e a portare nuova luce sulla vicenda, a rassicurare i perginesi e i sottoscrittori, preoccupati per il futuro di un simbolo per la città e dispiaciuti per l'esito delle trattative di acquisto.
Il primo, ovviamente, a essere rammaricato per come si è conclusa la vicenda è l'attuale presidente del Comitato, Carmelo Anderle : «Ovviamente spiace molto - confida Anderle - per la piega che ha preso la trattativa. In questi ultimi tempi mi sono sentito come fra l'incudine ed il martello, fra la proprietà, le sue richieste e le continue trattative e ricerche di accordi, e ovviamente i sottoscrittori, che chiedevano notizie e ponevano dubbi che non si potevano ancora rendere pubblici. Mi auguro tuttavia che questo scossone funga da sprone, auspicando in un passo indietro da parte della proprietà. La trattativa è infatti sospesa: sta alla famiglia Oss, ora, delineare la direzione da prendere, valutare se il castello aprirà per la stagione 2018, confrontarsi ancora con noi o con qualcun altro. Rimane però l'orgoglio di aver portato avanti un progetto unico nel suo genere, che ha portato il Comitato Castel Pergine a orientare l'attenzione pubblica e politica sui beni che sono comuni, patrimonio di tutti». 

Rammaricato ovviamente della notizia anche il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer , uno dei primi sostenitori dell'iniziativa non solo in veste istituzionale: «Sono ovviamente dispiaciuto - spiega Oss Emer - per come sono andate le cose, perché credevo davvero che l'operazione sarebbe andata a buon fine. Lo dico da cittadino perginese prima di tutto, che non ha esitato a partecipare alla sottoscrizione, e anche da sindaco, con il consiglio comunale in accordo unanime a sostenere l'iniziativa. Auspico però in un ripensamento da parte della proprietà perché l'operazione possa continuare. Lo spero io e lo sperano anche tutti i perginesi e i sottoscrittori».
Il futuro del castello, ora, è racchiuso tutto nelle parole che avevano visto nascere e crescere l'iniziativa di acquisto popolare: quel «sense of belonging», il senso di appartenenza (che era anche il titolo dell'ultima mostra ospitata in castello), che deve, nuovamente, accomunare tutti attorno al simbolo di Pergine.

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