"Sviluppare l'ospedale Villa Rosa serve a creare lavoro in valle"

di Giorgia Cardini

«Come assessore alle Politiche sociali, non è il futuro dell’ospedale Villa Rosa a preoccuparmi, ma i dati economici e sociali del nostro territorio. Ed è in questa ottica che dobbiamo pensare alla valorizzazione di quella struttura, tassello di un puzzle più vasto». 
Sgombra il campo da un equivoco, l’assessore della Comunità Alta Valsugana e Bersntol Alberto Frisanco, di professione fisioterapista proprio nel complesso riabilitativo di Pergine: che il problema sia lo sviluppo dell’ospedale in sé. Frisanco lo fa, intervenendo in un dibattito che negli ultimi mesi ha ripreso quota.
 
«Siamo all’interno di un contesto demografico e sociale drammaticamente mutato - riflette -. Nel 2016 la Comunità di valle ha investito 1 milione di euro permettendo a 90 persone di poter rientrare nel mondo del lavoro, ma si tratta di un palliativo. Come valle abbiamo perso terreno rispetto ad altre realtà a noi vicine: settori che prima erano strategici, come l’industria e l’edilizia, ora non rappresentano più leve di crescita economica. È necessario ripensare i modelli di sviluppo ed è qui che entra in gioco il Piano della Salute». 
 
In che senso?
«Nel Piano approvato da poco, salute e sviluppo equo e sostenibile costituiscono un circolo virtuoso nel quale diverse componenti si rafforzano a vicenda: salute, apprendimento, vita familiare e comunitaria, rispetto per l’ambiente, produttività del lavoro e coesione sociale. La promozione della salute rappresenta quindi un elemento fondamentale dello sviluppo complessivo ma, come sancisce la legge provinciale 6/2015, è un processo programmatorio che deve coinvolgere i territori, dando priorità e risalto a tutti i fattori, sanitari, sociali, ma anche economici, ambientali e culturali, che favoriscono la salute intesa come benessere personale e collettivo». 
 
Ma le reiterate richieste partite dalla Comunità e dai Comuni della valle per costituire un Tavolo politico in cui tracciare queste linee di sviluppo, per ora, sono cadute nel vuoto.
«Però noi le proposte le abbiamo già formulate, partendo dalla consapevolezza che solo la sinergia tra area della formazione e area del lavoro permette di far emergere l’innovazione».
Dunque? 
«Dunque, per creare sviluppo, dobbiamo unire l’ospedale riabilitativo pubblico, che è una perla, con il Polo universitario e il Centro mente cervello (Cimec). Serve un’unica base operativa a Pergine, per affrontare i problemi che ogni paziente presenta in modo veramente multidisciplinare. Un’operazione a costo zero, visto che abbiamo tutti gli spazi necessari per le aule didattiche e i laboratori di ricerca».
Cosa ne pensa il sindaco di Rovereto, città che ospita sia il corso di Fisioterapia sia il Cimec?
«Ci siamo già confrontati con Francesco Valduga e, da clinico, concorda con la nostra visione. Naturalmente, non tutto può fare l’ente pubblico. Va quindi sviluppata la sinergia coi privati, anche in tema di ausili: gran parte delle imprese che li costruisce non sono trentine ma dietro a una carrozzina ci sono fabbri, c’è una realtà tessile, c’è un settore tecnologico avanzato. A Budrio, attorno all’ospedale, sono nati tantissimi laboratori all’avanguardia per la produzione delle protesi. Perché qui no?».
 
Ma non è solo al Villa Rosa che pensate, giusto?
«Sì, in effetti le proposte sviluppate al nostro interno prevedono un filo diretto tra l’ospedale e le Terme di Levico e di Vetriolo, strutture che riservano grandissime potenzialità anche in ottica di sviluppo economico e indotto turistico. Il turismo sanitario è un settore in grado di generare nuove opportunità, che dobbiamo sviluppare. E consideriamo che a Merano sono riusciti a creare uno stabilimento termale aperto a tutti, che ha avuto effetti positivi sull’economia cittadina. Perché qui non si può fare? Certo, servono forti sinergie tra vallata e Provincia».
 
Ecco, l’ha detto. E dove sono queste sinergie?
«L’assessore Zeni ci ha garantito che ci incontrerà presto e a lui chiederemo che siano attuati almeno gli obiettivi che la Provincia si era posta nel 2009 per l’ospedale di Pergine, che può essere sviluppato trasferendovi anche Neuropsichiatria infantile, per creare un percorso riabilitativo completo, che parta dalla nascita».
Che armi avete, per farvi ascoltare?
«La legge 6 del 2015 che ci dice che le politiche sulla salute si fanno a livello di territorio. Chiediamo solo che sia rispettata».

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