«Io, amico di Giovanni Tonini e i muli per andare al rifugio»

Parla Mattia Boschini, volontario della Croce Rossa, presente nel settembre 1972 alla cerimonia di inaugurazione del rifugio che mercoledì è stata distrutta da un incendio

di Daniele Ferrari

«Faceva freddo quella mattina di settembre del 1972, ma nella cerimonia d'inaugurazione ricordo ancora i volti dei tanti volontari che contribuirono a ricostruire, sin dalle fondamenta della vecchia malga Sprugio Alta, il rifugio Giovannini Tonini». Ha gli occhi lucidi ed un nodo in gola Mattia Boschini mentre ricorda le prime fasi di costruzione del rifugio ai piedi delle cime del Lagorai completamento distrutto dal terribile incendio di mercoledì mattina.

«La notizia delle fiamme al rifugio mi è giunta poco dopo le 10.30 di mercoledì da un giornalista de l'Adige che mi cercava per sapere qualche dettaglio in più - spiega con pacatezza Mattia Boschini, rappresentante di commercio e volontario tra le fila della Croce Rossa di Pergine - Immagini drammatiche ne ho viste molte, ma mai come quelle del rogo che ha praticamente cancellato il Rifugio Tonini, la sua storia, i suoi tanti valori e significati. Un duro colpo da assorbire, mentre i ricordi si rincorrono e la notte è difficile prendere sonno». Ora, a 44 anni di distanza, da quei primi momenti felici tutto sembra compromesso.

«La mia famiglia (di origini milanesi) e l'ingegner Giovanni Tonini erano legati da una profonda amicizia e passavamo spesso le vacanze assieme a Pinè, e presso lo stesso rifugio - precisa Mattia Boschini - nel 1972 avevo 15 anni, l'entusiasmo di un ragazzino e la voglia di dare il mio generoso contributo alla attività di tanti volontari. Molto materiale e le provviste erano portate sulla soma di un asinello (non c'era ancora la teleferica), mentre fu un elicottero del Quarto Corpo d'Armata a trasportare in quota il materiale per la costruzione».

Tra i primi gestori ci fu Renato Gabrielli di Lavis e per quattro anni la famiglia Corona originaria del Primiero. «Ho collaborato attivamente nella gestione dalla famiglia del forestale Giovanni Corona di Caoria - spiega Mattia che così conosceva e poi sposava la figlia Giovanna Corona - erano i primi anni delle gite di famiglia in montagna, delle grandi tavolate al rifugio e delle prime migliorie alla struttura». Il ricordo va ora però agli attuali gestori Hanna e Narciso ed al loro dramma personale.

«Il Tonini in questi ultimi 25 anni si è davvero abbellito e trasformato, conservando autentiche opere d'arte sia della famiglia Tonini: gli acquerelli dell'ingegner Giovanni, i quadri della figlia Chiara sino al "L'albero della vita" realizzato dalla nipote Desirèè e Donatella Barozzi, sia portate da altri gestori, ed ora irrimediabilmente perdute - conferma Boschini - Hanna e Narciso hanno saputo valorizzare tutto ciò, creando momenti culturali, letterari e gastronomici, ma soprattutto un clima d'accoglienza e amicizia verso quanti salivano al Tonini, simbolo di pace e serenità nel cuore del Lagorai».

Un rifugio ricordato anche nella coralità alpina. «Grazie ad una poesia di Chiara Tonini e all'armonizzazione di Bepi de Marzi è nata la canzone »Rifugio Bianco«, un classico nel repertorio dei cori della montagna - conclude Mattia Boschini attivo tra le fila del Coro Costalta di Baselga - parole e musica che ci devono fare sperare nella rinascita del Tonini. Tutta la comunità di Baselga è ferita, ma deve saper reagire, dando il suo contributo alla rinascita di un simbolo della storia e della montagna di Pinè».

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