Al via il servizio Pedibus con i profughi africani

di Giorgia Cardini

Hanno nomi che profumano di musica:  Karamoko, Samba e Karamo. Vengono dalla Costa d’Avorio, dal Mali, dal Gambia. E da ieri pomeriggio sono i nuovi «angeli custodi» dei bambini delle scuole elementari Don Milani, che i genitori o altri parenti non possono prendere per mano all’uscita dalle lezioni. Per questo, a tenerli per mano lungo la strada e per attraversarla, da ieri ci sono tre profughi, tre richiedenti asilo: due ospitati a Canale da poche settimane, il terzo residente a Pergine da 5 mesi, in un appartamento gestito dal Centro Astalli.

Karamoko, Samba e Karamo - tutti tra i 20 e i 30 anni - sono stati selezionati dagli operatori della stessa organizzazione (che segue i richiedenti asilo nel percorso di integrazione e accompagnamento verso il rilascio del permesso) per far parte del «Pedibus», ossia del servizio che dal 2010 sostituisce efficamente auto e pullmini, accompagnando gli scolari in punti di ritiro prefissati.

«Cinque sono i ragazzi - spiega Nicola Serra, del Centro Astalli - che hanno seguito il corso di preparazione organizzato dalla Polizia locale sul codice della strada, ma poi ne abbiamo scelti tre perché gli altri due potrebbero a breve essere impiegati in tirocini gratuiti in alcune realtà imprenditoriali».

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I tre giovani indicati si sono presentati dunque ieri, nel cortile interno delle Don Milani, per chiudere le tre file di bambini che seguono percorsi diversi. File aperte invece dagli accompagnatori selezionati dal Comune di Pergine con un bando nei mesi scorsi tra disoccupati, inoccupati e studenti universitari, pagati con voucher da 7,50 euro per il servizio di 45 minuti, svolto sia il mattino sia il pomeriggio. L’amministrazione, per pagare i nove operatori scelti (tre addetti agli attraversamenti), offrendo loro dunque la possibilità di un’entrata o di un’integrazione al reddito, quest’anno ha previsto uno stanziamento di 18mila euro.

Un costo che non lieviterà per l’impiego dei richiedenti asilo, perché la loro opera sarà totalmente gratuita.

Ieri, dunque, pomeriggio di esordio dei nuovi accompagnatori, che la mattina non ci saranno perché impegnati nei corsi di italiano: i circa 40 bambini che indossavano la pettorina rossa, verde o blu a seconda del percorso da fare, non hanno fatto una piega a vedere tre ragazzi di colore accoglierli fuori da scuola insieme al comandante della Polizia locale Andrea Tabarelli, alla vicesindaco Daniela Casagrande, agli operatori del Centro Astalli e al maestro Sauro Giongo, che nel 2009 ebbe l’idea del Pedibus e da allora è sempre in testa a uno dei percorsi.
Non hanno fatto una piega anche perché ormai la realtà delle classi è multiculturale: bambini cinesi, africani e slavi siedono fianco a fianco e sono abituati alla diversità fin dall’asilo. Così, dare la mano a Karamoko, Karamo e Samba è stato del tutto naturale.

E non sembrano aver fatto breccia, salvo qualche rara eccezione, gli attacchi di queste settimane contro l’impiego dei profughi: «Anche quando iniziammo il Pedibus coi ragazzi ospitati nella Comunità di San Patrignano - ricorda Sauro Giongo - c’erano genitori contrari. Ma è andato sempre tutto bene ed è stata un’esperienza più che positiva, che ha aiutato tantissimo anche i giovani in fase di recupero dalle dipendenze».
Perché, allora, non dovrebbe essere positiva anche questa esperienza?


C’erano anche tre rappresentanti della Lega nord, ieri pomeriggio, davanti alle elementari «Don Milani». La Lega è impegnata in questi giorni nella raccolta di firme per chiedere al Comune di «dare lavoro prima ai perginesi», prendendo spunto proprio dalla decisione di affidare ai richiedenti asilo parte del servizio Pedibus. Come detto, però, il Comune ha effettivamente stanziato un budget di 18mila euro per «dare lavoro ai perginesi» disoccupati e inoccupati. Ma la Lega va avanti e dopo il primo banchetto di sabato scorso, il 30 ne organizzerà un altro al mercato.

«Abbiamo già raccolto 200 firme», annuncia il segretario Enrico Mattivi. «Non abbiamo niente contro i ragazzi che svolgono il servizio, ma abbiamo raccolto molte lamentele di mamme che non erano state informate dal Comune della volontà di usare dei profughi. E oggi tre-quattro sono venute di persona a pigliare i bambini».

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