Elettrodotto da fermare: 1628 firme al Ministero

di Alberto Piccioni

Sono 1.628 le firme che il «Comitato custodiamo il paesaggio» ha inviato al Ministero dell’Ambiente, a Roma, per fermare il progetto di delocalizzazione della linea elettrica ad alta tensione 290 Borgo Valsugana - Lavis a 220Kv. Il Ministero, inoltre, ha ricevuto e pubblicato le osservazioni di Italia Nostra sull’intero progetto dove si propone di mantenere la vecchia linea, interrando solo le parti sopra le teste dei cittadini.

Con una lettera di accompagnamento, firmata dal rappresentante del comitato Sven Hermann, la volontà di rivedere il progetto espressa dai tanti cittadini perginesi andrà a  sostenere quel che già il Ministero ha avviato: una verifica sul progetto di Terna spa e sulle procedure che hanno portato alla sua approvazione in alcuni consigli comunali, tra cui quello di Pergine Valsugana.

Il Comitato chiede, infatti, al Ministero di indurre Terna a trovare un altro tracciato e a condividere questa volta il percorso con i cittadini, come tra l’altro prevede la legge regionale. Le firme sono corredate da un’ampia relazione «storico-paesaggistica per far conoscere il valore antropologico e culturale dei luoghi individuati per il tracciato dell’elettrodotto aereo atta a tutelarli e ad impedire il loro degrado e snaturamento». Tra i punti contestati dal comitato, infatti, c’è anche il passaggio della valutazione di impatto ambientale che sarebbe stata redatta da esperti esterni, che non conoscono effettivamente le condizioni e la storia del territorio perginese. Una piccola commissione di esperti locali, tra cui storici e naturalisti della zona, si è presa la briga di redigere un lungo documento che precisa tutte le caratteristiche del territorio interessato dall’opera. 

Ma anche Italia Nostra entra nel dettaglio: l’architetto ed urbanista Beppo Toffolon, presidente della sezione trentina di Italia Nostra scrive: «Le zone particolarmente sensibili toccate dalla nuova linea sono molte ed estese. Tra queste: l’imbocco della Valle dei Mocheni, la zona archeologica sopra Serso, i siti culturali e di fervore religioso (San Giorgio, La Guardia, El Bus, la Comparsa, il Redentore, ecc.), le coste vitate, gli antichi terrazzamenti con i muri a secco, gli splendidi abitati di Civezzano. In queste zone di altissimo valore paesaggistico, tradizionale e culturale, la nuova struttura comporterebbe un impatto insostenibile».

Questo per quanto riguarda la situazione, ma Italia Nostra propone delle alternative, persino meno costose: rivedere l’attuale linea e interrarne il 30% circa. «Poiché la situazione non è mitigabile con un po’ di vernice mimetica sui tralicci, si ritiene che la progettazione debba essere complessivamente riconsiderata o con una più accorta scelta del tracciato, che però pare comunque problematico, o modificando la linea attuale, conservando la parte aerea nelle zone di campagna o con edilizia rada, e interrando la linea nelle zone densamente abitate». Così facendo, conclude Toffolon, si eviterebbe di costruire una linea ex novo con probabili minori costi (interrando il 30% della linea) e si risparmierebbe il territorio.

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