Bruno Baggia, 4 titoli mondiali A 85 anni è il re delle corse

di Guido Smadelli

Sfoggia le sue medaglie d’oro: 4 vittorie, altrettanti titoli europei. Nel cross country (4 km), nella mezza maratona, ed in pista, sulle distanze dei 1.500 e dei 5.000, dove ha siglato anche il nuovo record continentale. Una conferma: perché questo arzillo nonnetto vanta 4 titoli mondiali individuali più 3 a squadre; una quindicina di titoli europei, ed oltre 50 titoli in campo nazionale. Bruno Baggia è ormai un veterano del podio, ad 85 anni ancora si diverte come un bambino, è noto nel mondo come uomo da battere nelle competizioni che contano.

Lo incontriamo a Rabbi, in un eccellente locale dove, dinanzi ad una torta di patate ed un bicchier di vino (uno, si fa per dire), Bruno narra la sua storia, affiancato dal presidente dell’atletica Valli di Non e Sole Walter Malfatti e dai colleghi (podisti) Giulio Ghirardini, Adriano Pinamonti, Riccardo Baggia (suo figlio), che talvolta con lui han fatto squadra.



«Facevo il falegname, mai avuto tempo per lo sport», inizia Bruno. «Poi a Malè nasce uno sci club, cercavano tesserati. Io non ci pensavo, ma mia moglie Gina mi ha spinto a calzare gli sci da fondo, poi ho fatto un sacco di Marcialonghe ed altre gare. Sempre mia moglie mi ha spinto alla corsa, avevo 58 anni quando la società di atletica grazie a Giuliano Toller ha istituito un settore amatori e veterani». Era il 1992, i “ragazzi” noneso-solandri vanno a Vinci, dove si svolge il campionato italiano di corsa in montagna. Bruno corre nella categoria 55-59 (anni), viene superato da parecchi avversari, a distanza di alcuni minuti partono a scaglioni le altre categorie meno attempate. Su una salita Bruno ingrana la quarta e inizia a superare, alla fine crede di essere tra i primi, ma a sorpresa, nella discesa conclusiva, scopre che davanti non c’è nessuno. «Non ci credevo. Primo, senza neanche saperlo».

Inizia in Toscana la collezione di trofei. Il primo mondiale lo affronta a Buffalo, vicino alle cascate del Niagara, percorso tra Usa e Canada. A sua insaputa viene iscritto da dei concorrenti nella loro squadra di maratona, la corre in 3 ore e 10, è medaglia di bronzo. Rimane stupito egli stesso. Poi, tra tante gare, è Inghilterra, mondiale di corsa in montagna: nel 2005, quando ancora la moglie Gina è al suo fianco. Vince, stacca di oltre 4 minuti il secondo. «Lo stupore è stata la quantità di autografi che mi è stata chiesta. Viene la Bbc che mi intervista. Ed arriva un anziano con il bastone, si congratula, mi stringe la mano. Viene chiamato sul palco delle premiazioni, scopro che è un tipo che ha vinto alle Olimpiadi…».

Interviene il figlio Riccardo, anch’egli atleta (titolo europeo in mezza maratona, due argenti agli italiani, personali di 2ore e 20 sui 42 chilometri, di 1 ora e 5 minuti sui 21): «Papà ha vinto il primo oro mondiale nel 2004, il giorno in cui Baldini vinceva la maratona olimpica ad Atene…».
Non ha più smesso. Per questo incontro enogastronomico in cui racconta la sua storia Bruno ha voluto al suo fianco il presidente Walter Malfatti, gli amici Adriano Pinamonti, Giulio Ghirardini, il figlio Riccardo, tutti più giovani di lui, con cui talvolta ha fatto squadra (e vinto). Mostra orgoglioso le sue 4 medaglie d’oro europee d’annata, le indossa, le distribuisce agli amici per la foto di gruppo, cui segue quella con le due graziose cameriere del locale (l’800 di San Bernardo) a fine serata. Si parla dei mondiali dell’anno venturo, a Toronto; si narrano altre avventure. Bruno ne ha, da narrare. «Corro ancora per mia moglie (lo ha lasciato nel 2007, ndr), è tutto merito suo. Senza di lei non avrei iniziato a sciare, né a correre. Seguo ancora le sue regole negli allenamenti e nell’alimentazione. Ogni successo è dedicato a lei».

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