Val di Non, referendum bocciata la fusione no a Belvedere d'Anaunia

 

Niente Belvedere d'Anaunia. Mentre gli elettori di Cavareno e Ronzone hanno detto sì, quelli di Romeno hanno bocciato la fusione.

Nell'altro referendum, gli abitanti di Castelfondo, Fondo e Malosco erano chiamati a dare un nome al Comune nato dalla fusione: ha vinto Borgo d'Anaunia con 504 voti contro i 239 raccolti da Castel Fondo Malosco.

Ieri i cittafinii di Ronzone, Cavareno e Romeno erano chiamati ad esprimersi sulla fusione dal 1° gennaio 2020 in un unico comune denominato “Belvedere d’Anaunia”, con sede a Cavareno.

Su questo referendum, avevano preso posizione le minoranze di Romeno e Cavareno, contrarie alla fusione «sia sul metodo, sia sul merito», perché «costruita nelle stanze dei sindaci senza alcun coinvolgimento delle comunità né direttamente né attraverso coloro che le rappresentano: dall’unico incontro tenutosi, infatti i consiglieri dei gruppi di minoranza, che rappresentano una consistente percentuale di popolazione, sono stati esclusi».

Non è un caso, per i consiglieri di opposizione, allora, che le riunioni preparatorie dei giorni scorsi abbiano registrato una scarsissima partecipazione: «La situazione in cui oggi versa l’Alta Val di Non è di estrema disgregazione: un contesto caratterizzato da un’elevata litigiosità che, è noto a tutti, ha visto le amministrazioni scontrarsi su più piani arrivando fino alle aule dei tribunali. Ora c’è bisogno di riallacciare i fili di un autentico dialogo costruttivo che possa portare ad un progetto coraggioso che coinvolga tutti i comuni dell’alta valle di Non, da Sanzeno a Castelfondo. La fusione che viene proposta, al contrario, è il risultato del fallimento di un processo partito nel 2014 con il coinvolgimento di sei comuni, che poi ha visto da subito il defilarsi di Fondo, e successivamente di Malosco e Sarnonico; il tutto in un clima di continuo scontro. Votare sì significherebbe dunque “legittimare” il fallimento di questo percorso, ma soprattutto rischia di rendere ancora più profonde le divisioni».

Per i consiglieri, poi, una fusione a pochi mesi dalla fine della legislatura non ha senso ed è meglio attendere le elezioni di maggio 2020, consentendo alle nuove amministrazioni che si insedieranno di potere avviare da subito un percorso che attraverso il coinvolgimento delle parti sociale, economiche il volontariato e le altre realtà possa costruire un progetto di “governance” dell’Alta Val di Non che guardi all’intero territorio ma che soprattutto sia capace di individuare gli strumenti capaci di garantire alle singole realtà spazi di partecipazione e confronto che sono vitali per mantenere l’identità delle comunità: «Già 5 anni fa si avviò frettolosamente, a fine legislatura, un progetto di Unioni dei comuni che, a seguito dell’insediamento dei nuovi sindaci e consigli ha visto una progressiva disgregazione. Perseverare nell’errore sarebbe sciocco oltre che pericoloso. Per questo il 22 settembre l’unico voto che può davvero aprire una fase nuova per l’Alta val di Non è il No».

Al contrario alla vigilia del voto avevano rivolto un ultimissimo appello per il «sì» i tre sindaci di Romeno, Cavareno e Ronzone, Luca Fattor, Gilberto Zani e Stefano Endrizzi.

«Abbiamo l’occasione irripetibile di decidere noi - responsabilmente - quale futuro dare alle nostre comunità», hanno detto all’unisono i tre sindaci. «Condividiamo da anni tante cose e sempre di più saremo chiamati a farlo in futuro, perché in momenti così difficili nessuno di noi potrà sottrarsi dal farlo».

«I campanili - hanno aggiunto - resteranno dove sono, perché nessuno può o vuole cambiare la storia, le tradizioni, il mondo del volontariato e i valori insiti nelle nostre comunità. Dobbiamo però alzare lo sguardo e andare al di là per costruire un modello amministrativo più snello e adeguato ai tempi. Ci auguriamo che si comprenda quale sia la posta in gioco e che - oggi - si superino quegli stati d’animo che a volte spingono le persone a farsi del male pur di farne di più all’altro, a chi la pensa in maniera differente». «Di certo ci sarebbe solo una cosa: nessuno ne trarrà vantaggio e a pagarne il prezzo sarebbe il nostro territorio. Il percorso che ci ha portato sin qui non è stato facile e, lungo la strada, non tutti lo hanno condiviso. Oggi, in ogni caso, i protagonisti di questa scelta storica saranno i cittadini dei tre Comuni con il loro voto e - ci auguriamo vivamente - con il loro consenso». Dare vita al Comune unico Belvedere d’Anaunia significa infine, per Fattor, Zani ed Endrizzi «garantire un futuro migliore alle nuove generazioni per lasciare loro un sistema organizzativo del settore pubblico più semplice e capace di dare risposte efficaci e tempestive ai cittadini del nostro territorio».

Ieri si è tenuto anche il referendum consultivo nel quale i cittadini di Fondo, Castelfondo e Malosco per scegliere una diversa denominazione del nuovo Comune che nascerà il 1° gennaio 2020, inizialmente chiamato «Alta Val di Non», nome cassato perché oggetto di vari ricorsi. «Con quale dei seguenti nomi volete sia denominato il nuovo Comune?»: questo il quesito che gli elettori dei tre Comuni troveranno sulla scheda.

Le due opzioni tra le quali si poteva scegliere (vedi il fac simile della scheda) erano “Borgo d’Anaunia” e “Castel Fondo Malosco”, proposte rispettivamente dai Consigli comunali di Malosco e Fondo la prima, e dal Consiglio comunale di Castelfondo la seconda.

 

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