Slow Food, a «Cheese» premio internazionale a Caserotti malgaro e casaro a 18 anni

di Gigi Zoppello

Se state cercando un «testimonial» per il Trentino, smettetela di chiamare «influencer» a pagamento e mercenari del web, e rivolgetevi a Daniele Caserotti. Non sapete chi è? Allora leggetevi questa storia.
Daniele è un ragazzo solandro, che appoggiato dalla sua famiglia ha sempre amato la vita dei monti e dell’allevamento. Venerdì pomeriggio ha preso uno straordinario riconoscimento internazionale al salone dei formaggi «Cheese» di Slow Food, in corso in questi giorni a Bra in Piemonte. Dalle mani del Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.
Ogni anno infatti Slow Food assegna i «premi internazionali di resistenza casearia» a chi tramanda e fa vivere le tradizioni casearie locali. E quest’anno fra i dieci premiati c’è il giovanissimo trentino: Daniele Caserotti, 18 anni, della val di Sole.
Scrive la giuria nella motivazione del premio: «Daniele arriva dall’Istituto San Michele all’Adige, scuola professionale di Trento nata per promuovere l’agricoltura locale. Nella sua piccolissima fattoria, alleva 16 vacche che d’estate porta in malga, ma da quasi un anno è anche il casaro del caseificio turnario di Pejo. Ogni giorno lavora il latte conferito da 5 allevatori locali e produce con latte crudo e senza l’aggiunta di fermenti selezionati il casòlet, un Presidio Slow Food nato per salvare un modello di gestione collettiva del latte che rischia di scomparire».
Daniele non si scompone, e prima di tutto mette in chiaro che il premio è di tutti: «Una grande soddisfazione, ovviamente, ma è merito soprattutto dei produttori di Pejo, e della mia collega Ilaria che mi affianca nella produzione. E poi ringrazio la mia famiglia, che mi ha portato avanti, da sempre ho avuto questa passione grazie all’azienda di famiglia».
Non è facile per un ragazzo di 18 anni scegliere la vita delle malghe, oggi è sempre più raro: «Per me è stata sempre una grande passione, sono cresciuto con la stalla e le vacche, poi ho fatto l’Istituto di San Michele perché era la mia strada» ci dice con modestia. E adesso con l’orgoglio di essere il casaro per il suo paese: «Ho scelto la strada della tradizione, possiamo dire che il formaggio che facciamo è il formaggio come si è sempre fatto, la nostra tradizione e la nostra storia» ci spiega.
Di lui ci parla con entusiasmo Giampaolo Gaiarin, che è stato suo professore di zootecnia e trasformazione del latte a San Michele: «Daniele ha la sua azienda, scomoda, perché ha 16 vacche in due stalle diverse. Ma oltre a questo è il casaro di Pejo. Quest’autunno mi aveva telefonato per chiedermi consiglio: il presidente del Caseificio Turnario - Riccardo Casanova - gli aveva chiesto se se la sentiva di prendere in mano la produzione. Daniele mi ha chiesto: “prof, cosa faccio?”. E io gli ho detto: “fai ,fai, non avere paura”».
Ganarin ha dato una mano a Daniele nell’avviare questa esperienza: «È un ragazzo serio, riservato, ma determinato: ha ben chiaro cosa vuole fare ed infatti ha scelto una strada di produzione di formaggio locale senza scorciatoie, solo latte crudo, senza polverine, senza fermenti industriali. Ogni giorno si prepara la sua coltura naturale, come si faceva una volta, come si è sempre fatto» dice orgoglioso Ganarin.
Per gli allevatori di Pejo quindi ecco un «nostrano» di malga e il «casolet» fatto come una volta. «Poi la sua idea - continua Ganarin - è di potersi fare una stalla unica, tutta sua, per stare più comodo. So che il papà e la mamma lo appoggiano, credo che avrà una bella carriera davanti».
Il premio internazionale è stato per lui una sorpresa, come racconta Ganarin: «Mi avevano chiesto se avevo qualcuno da premiare, nell’ambito del Presidio Slow Food. Ho detto loro: perché non premiate un giovane? E’ un bel segnale». E infatti... «Venerdì l’ho portato a Bra in macchina, non gli ho detto niente del premio, sennò si agitava. Quando siamo stati là, gli ho detto: monta su quel palco, e lui mi ha detto “no!”. Poi però si è ammorbidito, e alla fine è stata una festa» racconta il professore. Che conclude: «Mi sembra un bel biglietto da visita per il Trentino, non vi pare? Nel campo della caseificazione abbiamo una bella immagine, dal Trentingrana, al Vezzena, al Puzzone e tutti gli altri, siamo molto apprezzati ovunque, perché si capisce che le nostre produzioni sono autentiche e naturali, e non meramente industriali. Credo che questo premio dato a un diciottenne sia un bel segnale di incoraggiamento».

LA PREMIAZIONE DI CASEROTTI (Video Snowbetta Nardelli) 

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