Una trappola per il trattore: punta di ferro nel terreno Dispetto o avvertimento

di Pietro Gottardi

Il campionario dei dispetti vigliacchi, degli avvertimenti subdoli e delle minacce para-mafiose ancora molto in voga in ambito rurale, si è arricchito nei giorni scorsi di una novità.
Novità si fa per dire, visto che per gli arnesi utilizzati, fa pensare piuttosto ad una regressione all’età del ferro.

Teatro del debutto, un meleto della Bassa Anaunia, dove a fianco delle «care» vecchie abitudini di roncola selvaggia o del più evoluto taglio delle gomme degli impianti a goccia, ha fatto la propria comparsa una punta acuminata in ferro piantata nel terreno fra i filari di mele allo scopo di bucare gli pneumatici del trattore.

La «prima» è andata benissimo per gli ideatori del nuovo sistema pensato per far danno al prossimo in modo meschino e vigliacco. L’obiettivo di mettere k.o. il trattore del proprietario del fondo è stato raggiunto venerdì mattina, quando l’agricoltore mentre stava effettuando i trattamenti ai meli, si è visto improvvisamente scoppiare una delle due ruote anteriori del mezzo. Sceso per sincerarsi di quello che era accaduto, l’uomo ha trovato la gomma squarciata da una sorta di punta di lancia ricavata da un angolare in ferro.

Un utensile fabbricato da un homo sapiens con una certa abilità nella lavorazione del ferro: l’estremità atta a fendere la spessa carcassa dello pneumatico è stata infatti affilata con la mola e due tondini di ferro sono stati saldati ai lati per evitare l’affondamento nel terreno sotto il peso del mezzo agricolo.

Per essere ancor più certi dell’efficacia del loro «brevetto», i pavidi inventori hanno pensato bene di dare pure una mano di vernice verde allo spuntone affiorante dal terreno, in modo da mimetizzarlo perfettamente nell’erba del campo.

Chiarito in modo inequivoco che qualcuno questa rudimentale lancia taglia-gomme l’ha deliberatamete piantata nel terreno, rimane da capire perché l’ha fatto. E per farlo probabilmente bisogna analizzare la recente storia del campo in questione, oggetto di vicende giudiziarie conclusesi da poco con l’acquisto da parte dell’attuale proprietario - interessato all’affare perché confinante - per una cifra attorno ai 100 mila euro.

Una compravendita che c’è da supporre potesse interessare a qualcun’altro, rimasto però a bocca asciutta. Di qui magari il risentimento e l’istinto incomprimibile, diremmo atavico per come è rimasto uguale dall’uomo dell’età del ferro a quello moderno, di farla in qualche modo pagare a chi ha mandato in frantumi il suo progetto.

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