Sorpresa ai Pradiei: undici gru cinerine si fermano in sosta

di Guido Smadelli

Domenica sera, in occasione della perturbazione che ha spruzzato un po’ di neve a bassa quota, un gruppo di migranti ha deciso di fare sosta sui Pradiei dell’alta valle. Undici gru cinerine (grus grus, o gru eurasiatica) hanno deciso di interrompere il proprio viaggio verso nord e rifocillarsi nelle zone umide comprese tra i campi di golf e l’abitato di Seio. Uccelli imponenti, un metro e 30 di altezza, un’apertura alare tra i 180 ed i 240 centimetri, che hanno pascolato nell’intera giornata di ieri sulle praterie altoanauniensi, immortalati da molti appassionati, tra cui Diego Marini della “Litotipo Anaune” di Fondo che ha acconsentito alla pubblicazione dei loro scatti. 

Per la valle di Non si tratta di una novità, legata al cambio di rotta di questi grandi volatili; abitualmente per risalire dall’Africa al nord, dove svernano, seguivano la “via Balcanica”, per raggiungere Germania, Polonia, Scandinavia; i cambiamenti climatici hanno indotto gli stormi (anche enormi: fino a mille capi, in volo con formazione a “V”) a spostare la rotta sull’Italia, cosa che avviene da qualche anno, così come di recente, dopo essere scomparse dal ‘600, hanno ricominciato a nidificare in Gran Bretagna.
L’Alta Val di Non, grazie a zone umide e praterie, è da anni “popolata” dall’airone cinerino (anche stanziale) e dalle cicogne, che frequentemente interrompono il viaggio verso nord per concedersi una pausa, sempre sui “pradiei”. La gru è invece una novità. Un esemplare isolato, forse staccatosi dallo stormo, era stato avvistato lo scorso autunno; ora è giunto questo gruppetto di undici esemplari che ha indotto molte persone a recarsi in zona per uno scatto da incorniciare.

Questi uccelli in grado di viaggiare per migliaia di chilometri seguivano appunto, fino a qualche anno fa, la rotta balcanica, per fare tappa nella puszta ungherese, la più estesa pianura naturale d’Europa, area divenuta Parco Nazionale dal 1973. L’istinto migratorio è scritto nel dna dell’animale, ma delle variazioni sono possibili a causa di condizioni meteorologiche, venti, cambiamenti climatici, ed i “comportamenti correttivi” sono innati. Negli ultimi anni appunto sono state studiate le variazioni di rotta, in risposta al generale aumento delle temperature. Così la gru è tornata al passato: gli ultimi svernamenti in Italia erano datati 1920, ma ora ne avvengono al Parco regionale Migliarino San Rossore (nel pisano) ed al lago Biviere di Lentini (in Sicilia), ed in Italia gli avvistamenti di gru migranti sono circa 1.500 l’anno, in costante crescita, distribuiti in tutte le regioni. In valle di Non il loro passaggio costituisce una novità, che si aggiunge appunto all’ormai abituale transito di cicogne, anch’esse sempre oggetto di “caccia fotografica” dagli amanti dell’ornitologia e della natura.
Come detto, si tratta di un uccello di grandi dimensioni, caratterizzato da cicogne ed aironi per le remiganti interne molto allungate, che formano una coda nerastra cascante, mentre il colore generale del corpo è grigio lavagna, con una striscia bianca ai lati del capo; il muso è nero e la testa, all’apice, è di colore rossastro. Bellissimo il loro volo: mentre gli stormi di cicogne procedono in modo disordinato, la gru si sposta in formazione a “V” o, in certi casi, lineare. Uno spettacolo.
Fino a ieri sera il gruppo “anaune” di undici gru non aveva ancora ripreso il proprio viaggio; purtroppo, si dà per scontato che non si fermeranno a lungo.

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