Gli sfollati di Dimaro "La solidarietà ci ha commossi"

Sarà un Natale diverso per alcune famiglie di Dimaro, che a distanza di quasi due mesi dall’evento calamitoso di fine ottobre non sono ancora potute rientrare alle proprie abitazioni.
Lo sarà anche per Anna Stanchina e suo marito Lino Fantelli, che nonostante quanto successo, però, non si sono lasciati prendere dallo sconforto. In queste settimane, hanno trovato ospitalità a Carciato, in un appartamento che una cugina di Anna ha gentilmente messo a loro disposizione. La loro villetta sta nel pieno della «zona rossa», l’area più colpita dall’esondazione del rio Rotian, dove, a differenza di altre zone toccate dall’evento, per il momento permane l’ordinanza di evacuazione. La loro è una bella casetta, che si trova sotto la strada, a pochi metri dal campeggio. In alcuni punti i danni sono evidenti, anche se, per fortuna, nulla di tipo strutturale. Tutt’attorno ormai i grossi tronchi d’albero e l’enorme quantità di fango e detriti che l’hanno invasa sono stati rimossi.

Molto rimane comunque da fare. Ogni giorno, da quando è stato concesso ai proprietari di poter entrare nelle proprie abitazioni per alcune ore del giorno, Anna e suo marito ritornano alla villetta. All’inizio solo per prendere qualche indumento e gli oggetti di prima necessità. Poi per pulire dalla melma l’interno della casa, controllare cosa funziona e cosa no, lavare gli oggetti con l’acqua che si deve prendere alla fontana. Il servizio di acquedotto è stato sospeso così anche l’elettricità fino a qualche giorno fa non c’era. Il fango era entrato dalle porte del garage invadendo tutti gli ambienti del piano terra sollevando fino al soffitto le automobili. I tempi di rientro non sono ancora certi, passerà un po’ di tempo prima di conoscere il destino di quell’area. 

Nel frattempo, però, si ricomincia a mettere insieme i pezzi di una vita che comunque è stata stravolta. «Siamo contenti di esserci ancora - spiega Anna Stanchina -. Poteva andare molto peggio. È andata così e accettiamo anche questo evento: non possiamo farne un dramma. Ai danni materiali ci penseremo… Adesso comunque iniziamo a vedere un po’ di luce». La donna parla con tranquillità, con il sorriso sulle labbra mentre il marito l’ascolta. I pensieri vanno a quella sera del 29 ottobre, quando è successo il finimondo.

Cosa si ricorda di quella sera?
Eravamo in casa. A un certo punto si è rotta la finestra che si affaccia sulla terrazza. Ho sentito Stefano (il marito di Michela Ramponi, vittima del maltempo, ndr) che gridava. Ho visto le staccionate del giardino saltare sotto la pressione dell’aria. Era molto buio. C’era un rumore fortissimo, c’era un fango infernale che ha invaso tutto il terrazzo… Trasportava dei tronchi come fossero stuzzicadenti talmente era veloce. Siamo salvi per miracolo. È stata tutta questione di un attimo.
Che Natale sarà per voi?
Di solito lo passavamo a casa, qui a Dimaro, tutti insieme. Quest’anno andremo a Trento, a casa di mio figlio e della sua famiglia. Lo passeremo con il nostro nipotino di quasi tre anni. Siamo fortunati. Certo mi mancano le mie cose, le mie abitudini. Ma abbiamo un tetto e c’è chi, in questa faccenda, ha perso un affetto. Il fatto di avere dei parenti che ti aiutano, anche dandoti una casa, ti fa sentire in qualche modo protetto. Questo ci ha aiutato ad affrontare le cose in maniera diversa, più serena fin dal primo giorno.
C’è qualcosa di positivo che un evento come questo ha messo in luce?
Di positivo c’è la capacità di far fonte all’emergenza che è stata dimostrata a tutti i livelli. L’ingegno e la laboriosità della gente e un volontariato incredibile. I volontari hanno messo in pericolo la loro vita per salvare noi e le altre persone. È emerso il lato buono della gente nonostante si siano viste anche persone che sono venute a Dimaro per curiosare e farsi dei selfie sulla zona del disastro. E poi ci sono stati tanti amici ed ex colleghi che ci hanno aiutato e ci aiutano ancora. Questo ti solleva il morale. Ci sono state persone, anche tra quelle che non mi sarei mai aspettata, che già dal giorno dopo si sono presentate con il badile per darci una mano. Credo che un evento come questo ti faccia incontrare delle persone che magari non avresti mai cercato e i rapporti diventano più solidi.

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