Malè, il sindaco sulla richiesta di rinvio a giudizio: "Sono sereno, aspetto gli esiti del procedimento"

Il clima nella borgata è tutt’altro che disteso dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio del sindaco di Malé Bruno Paganini (foto) assieme agli imprenditori di Vimax srl di Trento Vittorino Betti e Massimiliano Vialli  sull’affidamento di un incarico - «parcellizzato» secondo l’accusa per evitare la gara d’appalto a evidenza pubblica - di progettazione di due centraline idroelettriche nel tratto finale del torrente Rabbies. E non c’è molta voglia di parlare o di fare commenti.
Si blinda dietro un laconico «no comment», ad esempio, il primo cittadino Paganini che poi aggiunge: «Prendo atto. Sono sereno e aspetto gli esiti del procedimento». 
Così anche il gruppo di minoranza «Obiettivo comune», che all’indomani - oltre un anno fa - della visita degli investigatori del Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza agli uffici municipali e alle abitazioni di alcuni amministratori comunali aveva invece chiesto la convocazione di un consiglio comunale d’urgenza per comprendere i contorni della vicenda, oggi si mostra di poche parole. «Abbiamo appreso che era stata fissata l’udienza per il procedimento penale dal verbale di deliberazione numero 158 della giunta comunale pubblicato all’albo telematico e con il quale il Comune si costituisce parte civile - spiega la capogruppo dell’opposizione Barbara Cunaccia a nome anche dei colleghi consiglieri (del gruppo fanno parte anche Giorgio Andreis, Massimo Baggia, Tullio Costanzi e Michele Zanella) -. Purtroppo non siamo stati messi al corrente di nulla su come procedeva la vicenda. Prendiamo atto della situazione e lasciamo che siano gli organi preposti a lavorare. Facciamo un passo indietro e aspettiamo gli esiti della magistratura. Noi non siamo dei giudici. Non abbiamo questo compito. Il nostro ruolo è quello di controllare che le cose siano fatte bene. Noi, come gruppo, invece continueremo a esserci nei confronti dei cittadini di Malé». 
La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal pubblico ministero Carmine Russo sulla base di indagini condotte dalla Guardia di finanza. Il reato contestato ai tre imputati è turbata libertà degli incanti. Secondo la procura i tre, in concorso tra loro, infatti avrebbero concordato l’affidamento diretto allo studio professionale dell’incarico di progettazione di impianti idroelettrici lungo il corso del torrente Rabbies, nel tratto inferiore, frazionandolo in tre diversi affidamenti. Il primo incarico da 21.401 euro riguardava l’esecuzione dei rilievi topografici; seguiva poi un secondo affidamento da 45.991 euro per il progetto esecutivo; infine c’era un terzo affidamento da 31.875 euro era per l’incarico di coordinatore per la sicurezza. I tre incarichi vennero affidati, con singolare tempismo, tutti lo stesso giorno (il 31 marzo 2015) con delibere di giunta numero 55, 56 e 57. Secondo l’accusa la progettazione in realtà era stata oggetto di una preliminare trattativa unitaria. La successiva divisione secondo il pm Russo serviva per rimanere sotto la fatidica soglia di 46.000 euro che legittima l’affidamento diretto. L’importo complessivo, vicino ai 100 mila euro, avrebbe invece imposto di procedere a gara d’appalto.
Va comunque ribadito che le accuse sono ancora da dimostrare. 
In fase di indagini preliminari e di avviso di deposito atti il numero degli indagati era maggiore. Alcune posizioni sono state dunque archiviate. Rimangono tre imputati che si preparano ad affrontare l’udienza preliminare negando ogni addebito.

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