Cles, dal filo di seta ai tessuti inaugurata la mostra a Palazzo Assessorile

La storia famigliare e imprenditoriale dell’antica manifattura Viesi è il tema centrale dell’esposizione «Intrecci di Seta», un evento inedito e denso di significati organizzato dal Museo Diocesano Tridentino in collaborazione con l’amministrazione comunale e l’Archivio Diocesano Tridentino - con il coordinamento dell’ufficio attività culturali diretto da Laura Paternoster - inaugurata a Palazzo Assessorile con la partecipazione della Scuola Musicale «Celestino Eccher». 
Un argomento di notevole interesse, come spiegano il sindaco Ruggero Mucchi e l’assessore alla cultura Vito Apuzzo, che restituisce alla comunità della borgata e della intera valle un pezzo di storia dell’economia antecedente alla frutticoltura, basata prima sui bachi da seta e poi sulla produzione di sete e tessuti per paramenti sacri durata più di un secolo, dalla metà dell’Ottocento fino alla definitiva chiusura dell’azienda nel 1987.  
«E’ una mostra che parte da lontano frutto di una lunga preparazione - commenta l’assessore Apuzzo - non una mera esibizione di materiali e documenti ma un vero e proprio recupero di un patrimonio storico vivo nella memoria di Cles ma poco conosciuto dai più giovani. In questo senso credo sarà un evento di alto valore didattico». 
Curatori dell’esposizione, un team di esperti quali l’architetto e direttrice del Museo Diocesano Domenica Primerano, il catalogatore Domizio Cattoi e Domenica Digilio, una delle studiose più insigni nel panorama della storia dei materiali tessili a livello italiano e non solo. Il progetto, come specifica Primerano, trae le sue origini nel 2014, quando la famiglia Viesi ha donato i materiali dell’azienda al museo e all’archivio diocesano, successivamente riordinati e catalogati. Dalla ricerca scaturiscono una pubblicazione per specialisti, «Tessuti di seta per la chiesa. La manifattura Viesi di Cles», pubblicato nel 2017, e l’attuale mostra per un pubblico più vasto. 
Si potranno vedere un ampio campionario di stoffe abiti talari e parati sacri, dalle più comuni ai prodotti più pregiati con sontuosi ricami, documenti d’epoca, fotografie e un video con le testimonianze di donne impiegate nell’azienda a cura di Micol Cossali. Un’attività imprenditoriale di grande successo che ha saputo innovarsi nel tempo, fino a raggiungere la fama in tutto l’impero austroungarico. Pioniere fondatore Domenico Viesi (1825- 1892), originario di Brentonico, che si fa strada prima come garzone per un negozio di generi alimentari e poi come raccoglitore e commerciante di bozzoli di baco da seta. Nel 1870 acquista una caldaia a vapore, avviando  una filanda con l’impiego di manodopera femminile. Alla sua morte subentra il figlio Girolamo (1855 - 1929), che introduce la produzione di tessuti in seta e la confezione, il ricamo (inizialmente manuale, poi meccanico) e la vendita di stoffe per la chiesa. Gli anni d’oro della manifattura si collocano prima della Grande Guerra, alla quale seguono dei cambiamenti nel volume d’affari e la nuova gestione in mano a Lorenzo Viesi (1907 - 2001), nipote del capostipite, durante la quale avviene il passaggio dall’attività manifatturiera al commercio all’ingrosso di sete e tessuti, periodo che prelude alla cessazione dell’attività a fine anni Ottanta. Proprio a Lorenzo e dalla sua collezione di parati sacri settecenteschi è dedicata una sala della mostra, nonché ai rapporti della manifattura con altre italiane ed estere produttrici di pizzi e ricami.
Si potranno conoscere da vicino le varie sfaccettature della ditta, come il lavoro delle donne e rapporti commerciali, in Europa e persino in Brasile e in India.
La mostra sarà aperta fino al 24 febbraio 2019 tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, chiuso il lunedì (tranne il 24 e il 31 dicembre) a Natale e il 1° gennaio.

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