Bocciato il nome "Comune Alta Val di Non" Fondo, Castelfondo e Malosco di nuovo al voto

Non ci sarà un «Comune Alta Val di Non», nato dalla fusione di Fondo, Castelfondo e Malosco, a seguito del referendum svoltosi lo scorso anno.
La fusione non viene messa in discussione: ma sarà necessario un ulteriore referendum, per la scelta di una nuova denominazione. Così ha deciso il consiglio regionale, a seguito dell’analisi della situazione e di un lungo dibattito, contrassegnato da emendamenti e subemendamenti, che ha condotto alla decisione finale.
Come noto, in alta valle di sono svolti negli ultimi anni diversi referendum di fusione. Il primo, al termine della passata legislatura, quello tra Sarnonico, Cavareno, Malosco, Ronzone e Romeno, naufragato per due soli «no» in eccesso a Malosco.
Comuni comunque già coinvolti nell’Unione dei comuni Alta Anaunia. In questa prima parte di legislatura, altri due referendum: dapprima quello tra Fondo (foto), Castelfondo, Malosco (che nel frattempo aveva manifestato la volontà di uscire dalla citata Unione) e Ruffrè-Mendola. 
Naufragato per un paio di voti negativi a Ruffrè, con dimissioni rassegnate dall’ex sindaco Fabrizio Borzaga. Infine quello tra Malosco e Fondo, con Castelfondo «aggregato». Promosso dagli elettori, per la nascita del «Comune Alta Val di Non».
Cosa che però non andava bene all’Unione dei comuni Alta Anaunia: «Alta Val di Non» indica un’area più ampia, non va bene, tanto che i comuni di Romeno, Ronzone e Cavareno ricorrevano alle vie legali per ottenerne la cancellazione. Non del referendum, ma del nome.
Dopo lunghe vicissitudini, ora la decisione, conseguente ad un emendamento di maggioranza promosso in consiglio regionale, dove viene ammessa la possibilità di indire un nuovo referendum, tenendo per cosa fatta la fusione, quindi solamente per definire il nome alternativo ad «Alta Val di Non». 
«Un emendamento che però non ci convinceva, tanto da proporre un subemendamento, approvato dall’aula», sottolinea Rodolfo Borga. Sostanzialmente, nell’emendamento proposto si prevedeva che i comuni scegliessero un nome alternativo, da proporre ai cittadini. «L’incongruenza era che nel caso un solo comune proponesse una nuova denominazione, si poteva andare al voto», commenta Borga. In parole povere: se Fondo avesse deciso di proporre per il nome dei tre comuni fusi «Comune di Fondo», avrebbe avuto i voti necessari, essendo il più popoloso, per farlo passare. «Con il subemendamento viene previsto lo stralcio della parte in cui viene affermato che si procede all’effettuazione del referendum anche nell’ipotesi in cui uno solo dei consigli presenti nei termini la proposta» sottolinea Borga.
Dopo lo stralcio di questa parte, l’emendamento all’articolo 5 del disegno legge 103 è stato approvato. Questo significa che i cittadini di Malosco, Castelfondo e Fondo saranno richiamati alle urne, per decidere la nuova denominazione del nascente ente unico. Con una curiosità: in poco più di due anni, sarà la quarta volta che i cittadini di Malosco saranno chiamati al seggio per un referendum locale: tre per la fusione (le prime due, come detto, bocciate per un paio di voti), ora per decidere il nome. Che sia in vista l’atto finale, è la speranza di molti… 

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