Nuovo comune di Predaia, cacciatori al Tar

di Guido Smadelli

Che il Tar accerti e dichiari l’illegittimità dal silenzio serbato dalla Provincia, e che ordini alla stessa Amministrazione di provvedere in merito. Questo quanto viene chiesto dall’avvocato Claudio Tasin, che tutela gli interessi di Lionello Magnani, cacciatore di Segno, cui una richiesta – secondo i ricorrenti, legittima – di poter praticare la caccia nella riserva di Coredo. 
 
Il contenzioso nasce a seguito della nascita del Comune di Predaia, datata 1 gennaio 2015: la legge in vigore – la 24 del 9 dicembre 1991 – prevedeva che un cacciatore residente in un comune o frazione dello stesso potesse chiedere di esercitare l’attività venatoria in una delle riserve esistenti entro i confini comunali. Il 10 maggio del 2016 Lionello Magnani – e congiuntamente un altro cacciatore di Segno, Ruggero Chini, con analoga procedura – richiedeva quindi di poter cacciare nella riserva di Coredo, altra frazione del neonato comune di Predaia.
L’1 giugno del 2016 il presidente dell’Associazione cacciatori trentini negava però il permesso richiesto: nel frattempo era entrata in vigore una variante della normativa, il 25 maggio 2016.Ma non essendo retroattiva, i due richiedenti avrebbero dovuto – secondo il parere del legale – ottenere risposta positiva. «Un diniego - scrive l’avvocato Tasin, - supportato dal parere negativo del rettore della riserva di caccia di Coredo, che fonda le sue ragioni sulla mancanza del requisito dell’articolo 23 della legge del ’91, per non essere Lionello Magnani residente da almeno tre anni nel comune di Predaia, né in una frazione nel cui territorio ricade la riserva di Coredo». 
 
Ma a quel punto il comune di Coredo non esisteva più, e Segno era diventato frazione del comune di Predaia; quanto ai 3 anni di residenza richiesti dalla norma, Lionello Magnani è residente a Segno dalla nascita, datata 25 febbraio 1962, per cui da 55 anni. Dato il diniego, Lionello Magnani ricorreva alla giunta provinciale il 4 luglio 1916: ma dal palazzo, nessuna risposta. Nel luglio 2017 seguiva una diffida, a cui rispondeva l’assessore Michele Dallapiccola, il 3 agosto scorso: secondo il quale il citato ricorso (quello del 4 luglio 2016, ndr), deve intendersi respinto per effetto del decorso di 90 giorni dalla presentazione<. 
 
Valutati i fatti, l’avvocato Claudio Tasin ritiene che «il signor Magnani, al momento della presentazione della domanda di rilascio del permesso di caccia nella riserva di Coredo, era in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 23 della legge del ‘91», e che il presidente dell’Associazione cacciatori «negava erroneamente il rilascio del permesso di caccia come cacciatore di diritto nella riserva di Coredo».
 
Tra i motivi di tale decisione, il fatto che Lionello Magnani non era residente nel comune di Predaia da almeno tre anni: ma se è per questo, in tale comune non erano residenti neanche i cittadini di Coredo, dato che il Comune di Predaia è nato l’1 gennaio 2015. L’avvocato Tasin sottolinea, per contro, che «la fusione dei Comuni non ha mutato la residenza dei censiti ed è fuori dubbio che Taio (che comprende Segno), Coredo, Smarano, Tres e Vervò dal gennaio 2015 sono frazioni del Comune di Predaia. Che non è sorto dal nulla - sottolinea Tasin - chi risiedeva prima della fusione in uno dei comuni estinti non può non considerarsi come residente nel nuovo comune a far tempo dalla sua residenza originaria». 
 
Questione contorta, quindi, cui spetterà al Tar dare risposta. Con Lionello Magnani disposto ad andare fino in fondo, così come Ruggero Chini, con possibile ricorso al Consiglio di Stato, se necessario.
E con richiesta, espressa dal legale, che le spese vengano addebitate all’Amministrazione. Al ricorso sono ovviamente allegati tutti gli atti: l’istanza iniziale, il provvedimento del presidente dell’Associazione cacciatori, il ricorso alla Giunta, la diffida post prolungato silenzio, la contestata lettera dell’assessore Michele Dallapiccola.
 
Un «caso» che potrebbe trovare eco in altre situazioni ambigue create dalla nascita di nuovi comuni, e che potrebbe pertanto fare giurisprudenza.

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