Funivie, Rossi lancia l'appello: "Una sola società a ovest"

di Lorena Stablum

«Se la Val di Sole vuole ritrovare il suo protagonismo nella Skiarea deve pensare a fare qualche sacrificio. Vale a dire, deve pensare a investire risorse economiche in una logica di medio periodo in attesa di una resa che si vedrà solo con il tempo». È un vero e proprio appello quello che il presidente della Provincia Ugo Rossi lancia ai solandri nell’intervento che ha chiuso la serata dal tema «Turismo e territorio», che si è tenuta venerdì sera al teatro di Malé.
 
L’incontro ha aperto il ciclo di serate dedicate al cinquantesimo anniversario dalla stesura del Piano urbanistico provinciale e lo ha fatto dalla Val di Sole che, come ha ricordato l’assessore provinciale alla Coesione territoriale, all’Urbanistica, agli Enti locali e all’Edilizia abitativa Carlo Daldoss, fu la patria del primo artefice della pianificazione urbanistica provinciale, Bruno Kessler. 
Davanti a una numerosa platea, che però contava pochi esponenti del settore turistico solandro, il governatore è tornato a parlare di Funivie Folgarida Marilleva spa e dell’operazione che ha visto scendere in campo la Provincia al fianco delle Funivie di Madonna dei Campiglio per l’acquisto della principale azienda della valle.
 
«Abbiamo investito, sotto forma di prestito, 21 milioni di euro - ha continuato Rossi -, la metà dei quali saranno convertiti al più presto in azioni affinché la Val di Sole possa aumentare la sua quota di protagonismo attraverso un azionariato diffuso e si arrivi a una sola grande società del Trentino occidentale. La sfida è iniziata e il mio è un appello a voler proseguire su questa strada». 
 
Nel suo intervento Rossi ha toccato vari temi iniziando con una riflessione sull’Autonomia. Ha accennato al trilinguismo come occasione di sviluppo, al valore del territorio che deve sapersi integrare con le esigenze del turismo, alla zootecnia di montagna che, rincorrendo il modello della pianura, ha imboccato una strada sbagliata, agli impianti di risalita e allo sviluppo tecnologico, su cui si sta scontando qualche ritardo.
 
Durante la serata, gli spunti di riflessione sono venuti dai diversi relatori che nel declinare i temi di dibattito e nel trarre le proprie conclusioni hanno lasciato sottotraccia le prescrizioni contenute del Pup varato nel 1967. Ha fatto un accenno alla pianificazione provinciale Ernesto Rigoni, consulente di management del turismo, quando, nel spiegare cosa il Pup ha seminato nel campo turistico e nel delineare l’evoluzione del turismo trentino, ha auspicato la presa in carico del problema legato alla gestione dei posti letto delle seconde case e della loro riqualificazione.
Michela Valentini («SL&A turismo e territorio»), invece, ha tracciato le linee future di sviluppo turistico secondo delle direttrici che ha individuato in «organizzazione dell’ultimo miglio» (mobilità, quindi), «riempire il tempo» (vacanza esperienziale), e «risocializzare il privato», puntando in questo caso l’accento sul patrimonio immobiliare. 
 
Altre suggestioni sono giunte da Anna Facchini della Sat, che ha ribadito la scelta dell’associazione di perseguire la sostenibilità, da Mariangela Franch (docente presso l’Università degli Studi di Trento), che ha sottolineato l’importanza di fare scelte che puntino alla qualità, e Paola Larger, che ha raccontato la propria esperienza come albergatrice della val di Fiemme. Emanuele Montibeller direttore artistico e fondatore di Arte Sella e Angelo Seneci del Rock Master di Arco, infine, hanno portato degli esempi concreti e positivi di sviluppo del territorio.

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